Che ne pensa di Monchi?
“Non ho una conoscenza diretta e personale, ovviamente lo conosco di fama ma non abbiamo mai fatto cose insieme sul mercato. E’ un direttore sportivo giovane, arrembante, ha sempre fatto molto bene il lavoro che ha fatto a Siviglia. I tempi e i modi del mercato di altre realtà sono totalmente diversi dai nostri. Noi facciamo un mercato fenicio, assiro-babilonese, siamo mediterranei, giochiamo molto col mercato che è un gioco supposto, perché poi corrisponde ad una realtà dei fatti. Vedremo se sarà lui, se riuscirà in fretta a capire le dinamiche però è un professionista assolutamente affidabile, un professionista importante”.
Se n’è andato soprattutto per screzi con Pallotta, che rapporto è stato? “Splendido per i primi due anni, o tre forse, splendido, pieno di stima reciproca e fiducia reciproca, poi le cose si deteriorano, si deteriorano anche fisiologicamente per consunzione perché magari subentrano altre persone che parlano e dicono, quindi dopo è diventato meno limpido e io per le mie caratteristiche, siccome sono molto aggressivo sul mercato, però per poterlo essere ho bisogno di sentirmi al sicuro e con le spalle coperte. Quando questo presupposto è venuto meno perché magari lui ha cominciato o a discutere o a commentare le cose che facevo, giustamente perché è una cosa accettabilissima, io ho perso quello smalto, avrei rischiato, perché non l’ho perso, di perdere quell’aggressività, quell’incisività ma soprattutto l’immediatezza. Io ho bisogno di immediatezza quando faccio le cose, le due del mattino. Se dovessi raccontare come è nata la vicenda di Nainggolan, come è stata portata avanti, poteva farlo soltanto un uomo che si sentiva totalmente coperto dalla propria società, perchè fu un’operazione che solo un incosciente come me avrebbe messo in piedi in un momento in cui eravamo subordinati ad una scelta che aveva già fatto la Juventus, ad un’inclinazione dell’entourage del giocatore, orari impossibili, alle 4 di mattina riunioni, urla, stremiti, poi 9 milioni per la metà di un calciatore del Cagliari mi sarei aspettato anche l’interdizione, di essere interdetto a continuare a fare quel lavoro. Un’operazione da incosciente ma la sentivo un’operazione di pancia. La sentivo talmente forte, talmente necessaria per la Roma che avrei fatto qualsiasi cosa per portarla avanti. In quell’epoca c’era una sintonia forte tra me e Pallotta e ha prodotto un giocatore come Nainggolan per esempio che credo che sia uno dei migliori calciatori della storia della Roma, uno dei migliori della storia della Roma”.
C’è stato un episodio scatenante che ha incrinato maggiormente il rapporto con Pallotta? “Non per un veto ma si era creata una situazione in cui mi sentivo meno, non protetto, ma meno condiviso, perdevo grinta o perdevo prepotenza, sono sempre stato prepotente nel mercato. La Roma merita un ds che sia dentro il suo ruolo al 100% con grande forza e con capacità decisionali immediate”.
In questa situazione quanto ha influito il ruolo e la figura di Alex Zecca? “No Alex Zecca è un collaboratore del presidente, non c’entra lui, poteva esercitare una specie di governo ombra diciamo. Ci sta tutto, erano cambiate alcune dinamiche, quindi essendo cambiate le dinamiche io sono in una condizione oggi di scegliere, non nella condizione ma nella necessità di scegliere ed ho scelto io di non essere più il direttore sportivo della Roma perché le azioni centrifughe erano presenti e quindi… Mentre invece serve un’azione centripeta per fare un lavoro di un certo tipo. Con grandissimo rammarico e con un’angoscia ancora non risolta ho deciso di chiedere la rescissione e ringrazio Pallotta di avermela concessa anche se un po’ in ritardo”.
Voto a Massara per gennaio? “Ha fatto il possibile, ci serviva un centrocampista e ha preso un giocatore a condizioni eccezionali, ha fatto un prestito gratuito che era una necessità della società non investire. Però Grenier è un giocatore forte che è stato per alcuni anni una promessa importante del calcio transalpino, è un ragazzo che tornerà utile. Poi essere riusciti a mantenere la Roma senza aver perso giocatori è già stata un’opera meritoria perché la squadra così com’è è competitiva e se avesse perso qualche pezzo sarebbe stato compromettente. Niente da dire, tra l’altro il mercato di gennaio quindi… E’ un mercato più asfittico rispetto a quello di luglio”.
Lei ha iniziato la sua avventura alla Roma con Baldini che è tornato come consigliere, quanto ha influito il suo ritorno sul suo addio? “Il suo ritorno personale in nessuna maniera anche perché abbiamo un ottimo rapporto, è una persona serie e leale quindi non mi avrebbe creato nessun problema. E’ l’esigenza di averci una consulenza, non Franco Baldini. Franco Baldini in quanto consulente della Roma è un bene prezioso e lo sarebbe stato anche per me. Ma se la proprietà avverte l’esigenza di una consulenza ulteriore, è sintomatico che ci sia qualcosa che è venuto meno e quindi così sono andate le cose a prescindere da Franco che farà, ha fatto e che sta facendo benissimo il suo lavoro ma il fatto che questa cosa sia stata avvertita come necessità da parte di Pallotta è stato un motivo che mi ha condotto a prendere questa decisione”.
Quanto è stato importante il ritorno a Roma di Spalletti? “Determinante. Determinante perché ha portato dentro la sua passione per la Roma che è enorme e insieme alla passione ha portato la competenza, la generosità, la voglia di imporre un’idea, quindi un modo di essere. Io auspico che continui ad essere l’allenatore della Roma per diversi anni perché sono certo che lui porterà, riuscirà a completare un ciclo e a chiuderlo, a renderlo vincente”.
Quali dubbi ha Spalletti sul contratto? “Lui pone una condizione che è molto moderna e che va capita. Spalletti pretende da sé stesso, e quindi anche dai calciatori, un risultato. Qualora non ci fosse un risultato avrebbe dei dubbi ad andare avanti, è una posizione di grande coraggio. Spalletti è un uomo coraggioso, certamente non attiene al linguaggio o alle abitudini correnti del calcio però è una posizione limpida, cristallina. Dice di essere l’allenatore della Roma se porta a casa qualcosa. Ti garantisco che non è un comportamento ricorrente, la prima cosa che fanno gli allenatori è chiedere il prolungamento del contratto, è una posizione diversa, anche originale che poi comporta anche una responsabilizzazione allo spogliatoio e ai calciatori”.
La Roma ha chiuso la prima semestrale con un rosso di 53 milioni. La Roma è un club che vive al di sopra delle sue possibilità? “La Roma non vive al di sopra delle proprie possibilità, ma credo che la Roma abbia confidato inricavi che poi non sono realizzati e quindi paga le conseguenze. Siamo senza sponsor da 5 anni, magari quei 40 milioni che avrebbero potuto entrare in cassa oggi non avrebbero reso così drammatica la semestrale per esempio. Quei 40-50 milioni dallo sponsor. La Roma ha puntato su ricavi che poi non è riuscita a materializzare e qualche difficoltà ce l’ha, ma è una difficoltà molto relativa visto che stiamo parlando della Roma. Ci sono città metropolitane che hanno ricapitalizzato 150 milioni all’anno per anni, anni ed anni. Se c’è una situazione che poi avrebbe risolto tutto vendendo magari un giocatore, cosa che sarà fatta più avanti, o due, quindi non la vedrei come una situazione così drammatica. Il problema della Roma è che deve, a prescindere dalle plusvalenze e a prescindere dal mercato, aumentare i ricavi e portarli ad un livello di competitività, sennò stiamo parlando di aria fritta”.
La Roma quindi ha la necessità di cedere entro il 30 giugno… “Non lo sto dicendo io, io non dico questo, ho detto che magari cedendo un giocatore avevi sanato questa situazione come sempre è stato fatto. In futuro la Roma può decidere di farlo oppure ci sarà un incremento di ricavi dato che c’è molta gente che lavora, e anche con cognizione di causa, forse riusciremo ad incrementare i ricavi in maniera tale che queste perdite possano essere supportate, non più come perdite, ma come costi”.
Gerson sta faticando molto, era stato addirittura ceduto al Lille. Cosa non ha funzionato? Può avere un futuro alla Roma? “Contrariamente a quello che è stato raccontato, ho sentito parlare che non gli piaceva il centro sportivo, dell’elicottero, cose di letteratura bieca, so che ha avuto il terrore di non tornare mai più alla Roma e di perdere la Roma, alla quale tiene tantissimo. E’ un ragazzo che sta pagando un dazio molto , ha ottime qualità, però è rimasto tagliato fuori come capita spesso con i giocatori. E’ un ragazzo del ’97, bisogna dargli tempo e modo, meglio avrebbe fatto ad accettare la proposta del Lille che avrebbe investito 5 milioni per il prestito il che vuol dire che puntavano molto su di lui e avrebbe potuto giocare con continuità. Ma il suo senso di appartenenza alla Roma non gli ha permesso di accettare quella cosa all’ultimo tuffo. Avrà tutto il tempo, magari quest’anno farà poche comparsate, poi le sue qualità lo porteranno a rendersi protagonista con la Roma o fuori dalla Roma”.
Tornando indietro lo riprenderebbe o spenderebbe la cifra per un giocatore pronto con un impatto immediato sulla squadra? “Il giocatore lo riprenderei ma la domanda posta oggi ha una risposta scontata perché se gioca 5 minuti a 16 milioni magari conveniva aver preso Schick a 4,5”.
Ci sono stati contatti per Conte? “C’è stata un’ipotesi mediata da altre persone, ma è normale, quello che vale per i calciatori vale anche per gli allenatori. C’è stata esigenza di cambiare allenatori nella storia della Roma, ci sono stati contatti con Unai Emery, con Bielsa, con Giampaolo e tanti allenatori ma questo attiene al lavoro. Non è una novità nei momenti cui gli allenatori dovevano essere sostituiti, per un motivo o per un altro, ci sono stati contatti con molti allenatori e devo dire anche allenatori che non sarebbero stati sbagliati, però poi la Roma ha scelto il migliore che poteva scegliere, il migliore per la Roma e direi anche per il calcio italiano. Quello che è riuscito a fare Spalletti e che farà gli altri non sarebbero riusciti a farlo”.
Da ex direttore sportivo della Roma, meriti e demeriti della società americana? “Il merito inconfutabile è quello di essere intervenuti in una situazione pregressa della Roma che era molto difficile, perché c’era una situazione economica e finanziaria, che tutti conoscono, loro sono entrati ed hanno fatto un’azione di salvataggio di questa società. Un merito enorme è di aver preso me come direttore sportivo (ride, ndr). Non questo, ma di avermi fatto lavorare con grande autonomia per molti anni e di aver partecipato con passione ad un progetto, ad un’idea di Roma che andava costruendosi, quindi solamente cose importanti hanno fatto, dopo lasciamo perdere il mio rapporto personale, la diatriba costante che c’è stata tra me e la proprietà, ma questa è un fatto personale non c’entra niente con i loro meriti che ci sono e vanno riconosciuti”.
Come Spalletti sono in scadenza anche De Rossi e Totti… “De Rossi quasi certamente rinnoverà il contratto con la Roma, Francesco deciderà, o decideranno insieme, se sarà il caso di andare avanti, dipenderà dalle sue condizioni e dalla sua voglia. Sono tutte situazioni molto sotto controllo che non creeranno problemi nel futuro. Daniele, nonostante il fatto che abbia delle offerte, vuole finire la sua attività a Roma, deciderà da solo”.
Si aspetta sempre il giocatore all’estero e non si dà credito alla Primavera… “E’ un’istanza un po’ popolare o populista se vogliamo perché ai settori giovanili bisogna dargli importanza, ma chi non dà importanza ad un settore giovanile, chi nella Roma non vorrebbe che almeno 5 ragazzi di questa Primavera, che adesso è un pochino in difficoltà anche se ha fatto una stagione straordinaria, non vorrebbe che fossero calciatori della Roma già il prossimo anno o nei prossimi due. In realtà poi non è così perché poi quando si affacciano alla prima squadra, non sono subito in grado di fornire prestazioni di alto livello, vengono abbattuti puntualmente dalla critica e a volte anche dal pubblico, si bruciano e sono costretti a fare un giro diverso come è successo a tanti ragazzi della Roma”.