Rieccolo, il derby. Terzo appuntamento della stagione, domani sera allo stadio Olimpico. Una vittoria della Roma in Serie A, una della Lazio nella semifinale d’andata di Coppa Italia: bilancio in parità, dunque, ma solo da un punto di vista numerico. Perché, in realtà, i tre punti giallorossi hanno un peso determinante sulla classifica in campionato del gruppo di Luciano Spalletti, così come il risultato della gara di Coppa premia, e dà coraggio, alla squadra di Simone Inzaghi. Che domani sera partirà con un vantaggio netto in chiave qualificazione. E lo farà in un Olimpico nuovo, o vecchio?, per via dell’abolizione delle barriere nelle due curve. E, non a caso, si annuncia la presenza di un sacco di tifosi alle pendici di Monte Mario, con una cornice simile a quella di qualche anno fa.
UOMINI E SCHEMI – Roma e Lazio si avvicinano alla partita di domani sera avendo alle spalle due successi in campionato che, anche se arrivati con prestazioni non scintillanti, hanno confermato per l’ennesima volta il consolidato valore di entrambe le squadre. I giallorossi avevano un impegno sulla carta facile e hanno conquistato i tre punti forse con più fatica del previsto e sfruttando soprattutto la vena di Edin Dzeko, arrivato a 33 gol stagionali (23 in campionato). Discorso praticamente simile per i biancocelesti che hanno ancora una volta capitalizzato al massimo l’abilità sotto porta di Ciro Immobile per recuperare la partita e dirigerla verso la propria parte. Dzeko e Immobile, è facile ipotizzarlo, saranno tra i protagonisti della sfida al di là delle scelte tattiche dei due allenatori. Contro l’Empoli, Spalletti – anche se non con i soliti interpreti – ha proposto ancora volta l’ormai collaudato 3-4-2-1; Inzaghi non ha voluto modificare il suo 4-3-3, anche se nella parte finale della partita di Reggio Emilia si è messo 3-4-3 (con Lukaku dentro). Domani sera, però, il tecnico biancoceleste dovrebbe schierare la sua Lazio con il 3-5-2, mentre quello romanista non dovrebbe tradire il 3-4-2-1. I moduli contano, certo, ma conterà maggiormente l’interpretazione che saranno in grado di garantire i protagonisti. Perché, lo insegna la storia, il derby si vince soprattutto con la testa, cioè con la capacità di stare con tutto se stessi dentro la partita. C’è un dato da non sottovalutare, poi: la Lazio, oltre ad avere a disposizione due risultati su tre per arrivare in finale, potrebbe eliminare la Roma anche perdendo. Questo aiuta a capire quanto sia complicato il compito della Roma e quanto sarà difficile andare avanti in Coppa. Ma se è vero che il derby è partita che sfugge a qualsiasi pronostico, occorre aspettare il triplice fischio dell’arbitro per mettere la parola fine a tutta la faccenda.
LE POLEMICHE – Un derby spartiacque, per i due allenatori. Se Spalletti, ad esempio, non bluffa quando dice «Resto solo se vinco un trofeo» non deve, non può mollare anche la Coppa Italia per avere ancora un’opportunità per rimanere alla Roma. E Inzaghi, che sta onorando al meglio la sua prima stagione piena da allenatore della Lazio, proprio in Coppa Italia cerca una certificazione di qualità al di sopra di ogni sospetto. Entrambi, insomma, hanno molto da chiedere alla sfida di domani sera, con rischi differenti ma sostanzialmente di portata simile. Perché sia per la Roma sia per la Lazio sarà l’occasione per dare un senso alle rispettive stagioni. Alla faccia di chi sostiene che il derby sia una partita come tutte le altre. Analizzando un po’ tutto, invece, non appare esagerato affermare che un derby così non si vedeva da tempo. Un derby vecchia maniera. Dentro o fuori, senza appello. E, possibilmente, senza rimpianti. Senza polemiche, lo sappiamo bene, sarà praticamente impossibile. Il derby si nutre di polemiche prima, durante e soprattutto dopo i novanta minuti. Sennò, non sarebbe un derby.