E’ stato Spalletti, in un certo senso, a creare Simone Inzaghi. Non avesse travolto la Lazio di Stefano Pioli, giusto un anno fa, Lotito forse non avrebbe cambiato allenatore e in questo momento l’ostacolo verso la finale sarebbe meno difficile per la Roma.
CARICA – Quel risultato, un 4-1 che certificò una superiorità indiscutibile, sarebbe perfetto in questo derby di coppa, che viene dopo il pareggio tra Napoli e Juventus che ha parzialmente confortato le speranze di Spalletti. In sala stampa, sabato, aveva auspicato proprio una X al San Paolo per guadagnare terreno su tutte e due le rivali, «così se ci fermiamo non rischiamo di essere tamponati», ed è stato accontentato. Per lo scudetto la rincorsa a -6 resta molto difficile, nonostante lo scontro diretto con la Juve da giocare all’Olimpico il 14 maggio, alla terz’ultima giornata. Ma nello stesso tempo il vantaggio di 4 punti sul Napoli, con la differenza reti del duello a favore, diventa incoraggiante per il secondo posto che vale la Champions League diretta. Insomma, la Roma poteva arrivare peggio al derby che vale una stagione. E l’allenatore ai giocatori ha ricordato: loro, i laziali, hanno festeggiato il 2-0 dell’andata come se avessero già conquistato la finale, invece era solo il primo tempo e noi glielo dovremo dimostrare.
INQUIETUDINI – Per una notte, domani notte, Spalletti vorrebbe che il discorso legato al suo futuro passasse in secondo piano. Ma è il primo a sapere, in un periodo di nebulose, che soltanto una clamorosa rimonta potrà intorpidire l’argomento del contratto. Se dovesse sfumare la Coppa Italia, con replica in scala del derby del 26 maggio, sarebbe difficile se non impossibile dribblare la questione, sulla quale gli stessi tifosi si sono divisi: il consenso nei confronti dell’allenatore non è più plebiscitario.
CONFRONTI – Dopo il derby tra l’altro Spalletti dovrebbe anche incontrare Monchi, che prima di accelerare le pratiche di arruolamento di un altro allenatore si confronterà con il tecnico in carica per comprenderne le necessità. Non è escluso (tutt’altro) che la Roma decida di cambiare guida a prescindere dalla volontà di Spalletti, come in un certo senso conferma la frase pronunciata dal direttore generale Baldissoni prima della partita contro l’Empoli: «Se ne va se non vince? Allora intanto vinca un trofeo, poi ne riparliamo…». Se domani sera il risultato fosse deludente, le possibilità di divorzio si avvicinerebbero al cento per cento. La realtà è che la Roma ha già pensato all’eventuale sostituto, prendendo contatti con diversi allenatori, per un primo giro di consultazioni nelle quali il ruolo di Franco Baldini è sempre più centrale. E non può che essere così, dovendo cominciare la programmazione della prossima stagione: il club ha definito la tournée americana che prevede nella seconda metà di luglio tre partite molto prestigiose (a Detroit contro il Psg, a East Rutherford contro il Tottenham e a Foxboro contro la Juventus) ma non ha ancora confermato il precedente impegno con il ritiro di Pinzolo perché spera di poterne concordare le date con lo staff tecnico.
PREPARAZIONE – Tutto però rimarrà congelato per una manciata di ore: da almeno due settimane a Trigoria non si pensa ad altro che al derby, con la consapevolezza che l’unica vera porta per il primo titolo dell’era Pallotta è proprio la Coppa Italia. Per valutare le conseguenze e gli scenari dovuti a un eventuale fallimento i dirigenti, Monchi incluso, avrebbero tempo a partire da mercoledì.