I riflettori dell’Olimpico, alle ore 20,45, si accendono per il 3°derby della stagione. Senza sminuire i 2 che l’hanno preceduto e il prossimo del 30 aprile in campionato, questo è l’unico che conta. In palio c’è la stagione e non, come è spesso accaduto in passato, solo il primato sul territorio e dentro il GRA. Perché la Partita, essendo la semifinale di ritorno di Coppa Italia, porta direttamente al 2 giugno, ultima tappa per aggiudicarsi il trofeo. È, insomma, la notte della verità. Bellissima e a prescindere da come andrà a finire. Proprio per il valore e il significato del match. E per l’emozione e l’intensità che lo renderanno unico nel suo genere. Con la Roma che cerca la rimonta dopo lo 0-2 del 1°marzo e la Lazio che deve difendere quel vantaggio. Spalletti, proprio per il punteggio dell’andata, vede giustamente favorito il collega Inzaghi. Che, però, non si fida e fa bene a ricordare che, fin qui, siamo ancora al primo tempo. Manca il secondo, quello cruciale. E ancora da vivere, per i protagonisti giallorossi e biancocelesti, fino all’ultimo respiro dei tempi regolamentari o anche più in là, visto che non si possono escludere i supplementari o addirittura i rigori. Provati, alla vigilia, solo a Trigoria.
BOLLINO QUALITÀ – Il pubblico vecchia maniera, con 50 mila spettatori annunciati e con le curve finalmente al completo, è la giusta e meritata cornice per l’Evento. Tolte le barriere, ritorneranno le coreografie. L’atmosfera da match di lusso è il premio al rendimento della Roma e della Lazio in campionato, rispettivamente al 2° e al 4° posto in classifica (con 128 punti è di fatto anche il derby d’Italia). Spalletti, pur avendo raccolto più punti (8) del collega in 30 giornate e viaggiato meglio della Juve capolista nel girone di ritorno (27 punti contro i 26 conquistati da Allegri), si ritrova a inseguire Inzaghi in Coppa Italia. Il risultato dell’andata rischia di incidere su quello di ritorno. I giallorossi, capaci di realizzare 97 reti in 45 gare stagionali (media di 2,15 gol a partita), sono specialisti nel tiro a bersaglio. Già 11 volte hanno prodotto proprio il punteggio che li qualificherebbe per la finale e in 3 casi quello che li porterebbe ai supplementari. Ma il 16 marzo hanno già fallito la rimonta contro il Lione negli ottavi di Europa League, nonostante fosse meno complicata (per recuperare il 2-4 subìto in Francia sarebbe bastato il 2-0 o il 3-1). Il 2-1 certificò, invece, l’eliminazione, nella notte del record di conclusioni: 25. Solo in 2 precedenti, partendo dallo 0-2, riuscì l’impresa: nella semifinale di Coppa Campioni contro il Dundee United (1984) e negli ottavi di Coppa Italia contro il Genoa (1994). I biancocelesti, in questa stagione, solo a Milano contro l’Inter hanno perso 3-0, verdetto che stasera li condannerebbe; 2 volte con il 2-0, per gli eventuali 30 minuti di proroga, contro il Milan (sempre a San Siro) e nel derby d’andata di campionato.
STESSO COPIONE – Inzaghi preparò bene la trappola all’andata. Si specchiò nel collega e il 3-4-2-1 diventò la mossa vincente. Anche perché Spalletti cambiò tardi il sistema di gioco e non riuscì a riaprire la prima semifinale. Così, ancora con Paredes regista se De Rossi non recupera (allenamento completo in gruppo, per non saltare il 2° derby di fila, ma ancora dolorante: nel pomeriggio la decisione), potrebbe ripartire da quella modifica in corsa, cioè dal 4-2-3-1, con Ruediger ed Emerson terzini, con Juan Jesus forse titolare al posto di Fazio e con Salah ed El Shaarawy esterni offensivi. Anche perché la Lazio, con Lulic mezzala a sostituire lo squalificato Parolo, non è certo chiamata a stravolgere l’assetto del 1° marzo. Al massimo partirà con il 3-5-1-1, abbassando Milinkovic e con Bastos in vantaggio su Radu per il ruolo di centrale difensivo sinistro. E lascerà ancora l’iniziativa alla Roma, per provare poi a colpirla con le ripartenze di Immobile e Felipe Anderson. La traccia biancoceleste è scritta, pressing e contropiede; quella giallorossa rivisitata, per ritrovare l’equilibrio saltato all’andata.