A pensarci bene, in un ipotetico sequel del Truman Show, Luciano Spalletti pare davvero un Truman Burbank che, sua sponte, ha deciso di rientrare in quel mondo così finto, così velenoso, così ingovernabile che è Roma. E che dopo un anno e mezzo si è fatto l’idea che di là, oltre il Grande Raccordo Anulare, c’è e ci sarà sempre per forza di cose una vita migliore. L’orizzonte è davvero un confine fisico, nel film un muro con una scala e una porticina, di qua un derby che vale «una linea interessante, perché dopo questa partita si potrà parlare del mio futuro». Lo dice Truman l’allenatore, che però dipinge una variazione sul tema, facendo credere a chi gli sta intorno di poter incidere sul suo destino. Come fosse un televoto, qui Spalletti si rivolge alla squadra, motivatore estremo di un gruppo chiamato alla rimonta con la Lazio: «Questa è una linea importante, che può determinare molto. Io non tiro a campare, io tiro a vivere. So quello che dico, sempre. E se ho detto “resto solo se vinco”, l’ho fatto in funzione di questa partita. Dopo il derby si ragionerà in maniera diversa. Ma siccome sono sicuro che i calciatori mi vogliono bene, so che faranno di tutto per determinare la possibilità che io resti alla Roma».
SFAVORITI – Spalletti è alla scena finale del film. Il cielo sarebbe pure sereno, se è vero che – lo sottolinea lui – «nel girone di ritorno in campionato nessuno ha fatto più punti della Roma». Meno sei dalla Juventus, più quattro sul Napoli: così l’allenatore s’è messo in barca verso l’orizzonte. Se poi il regista scatenerà una finta tempesta, questo lo si saprà solo domani sera. Adesso è un viaggio verso il futuro. Dentro o fuori. «Ma nelle percentuali di qualificazione sono avanti loro, per passare dovremo fare ancora meglio di quanto messo in campo contro il Lione». Ma non tutti i sentimenti del finto mondo sono da buttare, val la pena rivendicare qualche risultato. «Abbiamo costruito una torta gustosissima – dice Spalletti –. Ora dobbiamo metterci sopra la ciliegina». Non è pubblicità occulta, almeno non pare. «Tornerà la curva sud, starà a noi mettere in condizione i nostri tifosi di essere determinanti al punto di spingere la palla in rete. Non sarò l’unico a godermela, la curva. Molti dei calciatori che sono qui non l’hanno mai vista».
DIFESA A QUATTRO – Non s’è (quasi) mai vista neppure una rimonta riuscita, da queste parti. Per farcela Spalletti le sta pensando tutte. La tentazione è quella di cambiare strada, almeno per una sera: a Trigoria ha provato la difesa a quattro, con Juan Jesus al posto di un Fazio non al meglio. Fosse davvero così, a pagare sarebbe Bruno Peres in favore di El Shaarawy, tenuto a riposo sabato contro l’Empoli. L’altro grande nodo è quello relativo a De Rossi: l’azzurro s’è allenato in gruppo, a fine seduta era però ancora un po’ dolorante. Stamattina farà un altro provino, ma Paredes va considerato in vantaggio nel ballottaggio. In barca verso l’orizzonte, Spalletti avrà tempo per sciogliere anche questi dubbi. Con l’obiettivo, per una sera e forse mai più, di far sembrare Roma un mondo un po’ meno velenoso.