A «Zeru tituli»: il rischio c’è. Ma nessuno, nemmeno a Trigoria dove la preoccupazione monta di partita in partita, può ancora scimmiottare Mourinho. Il campionato, con 24 punti ancora a disposizione e con la Juve avanti di 6, è in teoria sempre aperto per la Roma che insegue. E che ha l’obbligo di provarci per dividere a metà la sua stagione. Fallimentare nelle coppe e non in serie A, ricordando bene che, almeno a Boston, il 2° posto sarà festeggiato come un trionfo. Perché è e resterà, chissà per ancora quanto tempo, l’Obiettivo per la proprietà Usa. Il Napoli, oggi 3° a meno 4, va dunque tenuto a distanza di sicurezza. Per non rovinare la stagione: in un niente può prendere la piega peggiore.
INDECISIONE PERICOLOSA – Il momento della Roma è scontatamente delicato. Spalletti, non ufficializzando ancora il suo futuro, trasmette incertezza. Al club e alla piazza. Quel «resto solo se vinco» non ha funzionato. Perché gli è rimasto il 2° posto che, a sentirlo parlare fin dal gennaio 2016, è poco. La società ha capito che, per non essere incudine nel rapporto con Lucio, si deve far trovare preparata. Non può, insomma, aspettare all’infinito la decisione del toscano. Giustamente sta preparando il piano B che, oltre allo sbarco (quasi) annunciato del nuovo ds Monchi, deve prevedere la nuova guida. Finora non è stata individuata. Perché Emery ancora non è sicuro di lasciare il Psg. Stessa situazione per Sarri con il Napoli e Montella con il Milan. La disponibilità l’hanno data solo Gasperini (contattato direttamente) e Mancini (pure lui sondato). Non c’è, quindi, il prescelto, solo perché i candidati principali non sono liberi. L’attesa, compresa quella su Spalletti, non aiuta a voltare pagina. Il nuovo tecnico lo sceglierà Baldini. In sintonia con Monchi e con la benedizione di Pallotta, come sanno bene a Trigoria. L’identikit, Emery permettendo, è abbastanza chiaro: anche il nuovo coach sarà italiano. Il dg Baldissoni, volato a Londra per un vertice dedicato allo sviluppo del marchio e del brand della Roma all’estero (meeting in calendario da domenica), ha avuto la possibilità di incontrare Baldini e di confrontarsi sulla strategia da portare avanti per migliorare la sfera tecnica. Che comprende anche i rinnovi di De Rossi, Strootman e Nainggolan. Solo l’azzurro è certo di restare. Gli altri sono in bilico, insieme con Manolas e Ruediger.
RENDIMENTO AL RIBASSO – Il club giallorosso, riconoscendogli la professionalità e la preparazione, non ha comunque scaricato Spalletti che, in pubblico, è stato l’aziendalista perfetto. Proprio Baldini non lo ha mai abbandonato, impostandogli già il nuovo percorso professionale: triennale al Tottenham. Di sicuro, però, i dirigenti qualche riflessione l’hanno fatta. Ultimamente Lucio ha steccato. Nelle partite da dentro o fuori. Le eliminazioni in Champions, Europa League e Coppa Italia sono agli atti. Ma più che i risultati negativi pesano le scelte contraddittorie. In sintesi: ha letto male entrambe le sfide contro la Lazio. Con formazioni sbagliate pure per lui che poi le ha riviste in corsa; con cambi sballati e in ritardo. Martedì sera, prima di lasciare l’Olimpico, ha sospirato: «Bisogna fare attenzione a preparare il futuro». Ma a colpire sono stati un paio di concetti, da mettere uno accanto all’altro: «Sono stato un po’ al gioco di chi dice che siamo fortissimi e dobbiamo vincere…»; «L’allenatore ci avrà anche messo del suo e deve anche prendersi responsabilità, qual è il problema? Contano però i calciatori forti nelle squadre, come dite, non gli allenatori». Improvvisamente la rosa (2° monte ingaggi in serie A) non è più «la più forte mai allenata». I ricambi, per la costruzione difettosa e parziale, non gli hanno permesso il turnover necessario per prevenire il calo psicofisico annunciato durante la full immersion. Oggi la Roma non gioca più come prima. Tatticamente disorganizzata, è stanca, disattenta e vulnerabile. Ma ancora segue il toscano. Che, nella riunione post derby, ha chiesto più equilibrio in campo. E non lesinando, pensate un po’, complimenti al gruppo.