La seconda avventura di Luciano Spalletti nella Capitale volge alla conclusione. Falliti tutti gli obiettivi, contro avversarie sulla carta meno forti della Roma (Porto, Lione e Lazio), ora è rimasto il secondo posto da difendere nelle otto partite che mancano alla fine del campionato. Ma ad aprile è arrivato il momento di guardare avanti, di programmare il futuro.
I dirigenti sono già entrati nell’ordine di idee di cambiare, di fronte ai tentennamenti del tecnico e anche alla luce di quanto emerso nella cena in via Sardegna, per la quale era sta- to scomodato anche Baldini, giunto in fretta e furia e ripartito immediatamente il giorno dopo aver provato a convincere Spalletti. Tra i due toscani c’erano state vecchie ruggini legate ai tempi delle frequentazioni con Roggi, poi superate negli anni.
Alcune uscite del tecnico hanno colto di sorpresa anche i dirigenti e l’allenatore di Certaldo da dicembre aveva confidato a persone di sua fiducia che l’orientamento era quello di lasciare, che a fine stagione sarebbe andato via, a prescindere dai risultati. Anche i giocatori lo sanno. Indicativa la frase di Dzeko, al termine della partita contro l’Empoli di sabato scorso.