I derby, in fondo, sono come gli esami di Eduardo De Filippo: non finiscono mai. E così ieri da «Il Tempo» è rimbalzata la notizia di una lite avvenuta dopo la Stracittadina di martedì, all’uscita dall’Olimpico, tra Igli Tare e Antonio Rudiger. La cronaca racconta questo. Il difensore stava lasciando lo stadio in compagnia dei brasiliani Emerson Palmieri, Bruno Peres e Gerson, ma prima di entrare nell’auto, vedendo arrivare il direttore sportivo della Lazio, ha ritenuto opportuno dirgli qualcosa evidentemente di contenuto poco zuccherino. Tare non gradiva e replicava per le rime. Questo, ovviamente, innesca un alterco, che viene sedato anche dai militari e i finanzieri presenti. Ma qual era il motivo della discussione? Qui nasce il problema, perché i due parlavano in tedesco, lingua conosciuta anche dal direttore sportivo, che ha giocato e quindi vissuto in Germania per circa sette anni. Una parola in italiano però spunta forte e chiara: «Ladro». E a pronunciarla è il giocatore giallorosso.
SMENTITE – Domanda: tutto vero? Gli interessati replicano in modo vario. Sentito il fronte Rudiger, dalla Roma comunicano che il giocatore smentisce la discussione. La versione di Tare invece è più diretta: «Sono cavolate, non è vero niente». Lapidario, ma efficace. Impressioni? Visto che l’uscita dell’Olimpico era affollata, ci sono diverse testimonianze circostanziate sul fatto che in realtà il diverbio ci sia stato davvero. Non solo. La cronaca recente racconta come il giallorosso abbia diversi motivi per non amare troppo la Lazio: dagli ululati nei suoi confronti nei due derby di Coppa Italia alla infelice frase di Lulic sul suo immaginario passato («ora fa il fenomeno, ma fino a due anni fa vendeva calzini e cinture»), i motivi di ruggine non mancano. Chissà, possibile che ne abbia chiesto conto a Tare, che in piena adrenalina da qualificazione abbia risposto ruvidamente. Solo ipotesi, naturalmente. Ma una cosa forse ci sentiamo di non biasimarla troppo: le smentite di circostanza. Perché il 30 aprile a Roma sarà di nuovo derby. E non è davvero il caso di accendere gli animi.