Non è tutto nelle sue mani ma quasi. Dopo aver licenziato tre direttori commerciali, James Pallotta ha affidato l’incarico ufficiale di “sviluppo del business globale” alla signorina Kaitlyn Colligan, giovane manager statunitense, con la speranza che le sue conoscenze in Oriente, e specialmente in Cina, possano condurre velocemente all’innesto di nuovi capitali in società, sotto forma di sponsor se non di azionisti di minoranza.
IL PROFILO – Colligan, 35 anni, è una persona di fiducia di Pallotta da almeno cinque anni. Nativa del New Jersey, fino a pochi mesi fa aveva il suo quartier generale a New York, dove gestiva anche molti affari del fondo Raptor. Ma recentemente si è trasferita a Londra per seguire più da vicino gli interessi europei del boss. Dopo l’allontanamento di Laurent Colette è diventata l’unica referente di Pallotta nel settore marketing, tanto è vero che ha preso parte a tutte le riunioni operative delle ultime settimane alla presenza di Mauro Baldissoni. La sua area di influenza coinvolge soprattutto il Sud Est asiatico, Cina e Corea del Sud, perciò Pallotta si augura di avere presto notizie incoraggianti sul fronte dei ricavi, per compensare almeno in parte la decurtazione del fatturato determinata dalla mancata partecipazione alla Champions League, dagli analisti stimata in circa un terzo: significa che il bilancio, chiuso il 30 giugno 2016 (sedicesimo fatturato tra i club europei), potrebbe attestarsi alla fine di questa stagione intorno ai 150/160 milioni. Questo taglio consistente di introiti spiega i risultati preoccupanti della semestrale pubblicata il mese scorso che ha certificato perdite di esercizio per 53,3 milioni.
RAPPORTI – Per evitare sacrifici sostanziali nel patrimonio tecnico, cioè la vendita di diversi calciatori richiesti sul mercato, quindi Manolas più altri pezzi grossi, la Roma deve acquisire al più presto nuove fonti di ricavo. Non è sfuggito, qualche mese fa, il contatto di Miami tra Pallotta e Riccardo Silva, il manager milanese che ha creato l’impero internazionale dei diritti televisivi e ha venduto la sua società a prezzi da capogiro proprio in Cina. Silva è ben introdotto nella cosiddetta “guanxi”, cioè la rete di pubbliche relazioni e di sostegno reciproco che nel commercio cinese è determinante e può essere un canale prezioso per l’espansione orientale del marchio Roma.
IL NODO – Aspettando lo stadio di proprietà, che con la chiusura infruttuosa della conferenza dei servizi richiederà tempi ancora molto lunghi, Pallotta spera almeno di strappare in tempi rapidi l’accordo con il main sponsor, l’azienda che dovrà mettere il marchio sulle magliette della squadra. Dalla fine della stagione 2012/13, quindi da quasi quattro anni, la Roma gioca senza sponsor con perdite che si possono quantificare in almeno 6-8 milioni a stagione. Questo però dipende dal fatto che, dalle ricerche degli analisti di settore, la società ha stimato che il marchio del main sponsor debba valere quasi il doppio. Superato l’equivoco iniziale, che prevedeva di legare lo sponsor ai diritti sul nome del nuovo stadio, Pallotta aspetta risposte commerciali immediate per consentire di ridurre il passivo in ossequio al fair play finanziario. Miss Colligan, ci pensa Lei?