Il momento più bello: la standing ovation che lo stadio Dall’Ara ha dedicato a Francesco Totti, entrato a 5’ dalla fine. La cosa più importante: i tre punti che permettono alla Roma di ripartire dopo lo smacco del derby di Coppa Italia. Una vittoria importante per rinsaldare il secondo posto e tenere aperto il discorso scudetto. Da un lato c’era il peso della stracittadina persa. Dall’altro uno dei migliori avversari possibili. Con quella di ieri i rossoblù sono alla quinta sconfitta casalinga nelle ultime sei partite e contro le prime otto della classifica (Juve, Roma, Napoli, Lazio, Atalanta, Milan, Inter e Fiorentina) hanno ottenuto finora 2 punti su 42 disponibili. Troppa la differenza di qualità, chili, centimetri e motivazioni. Il Bologna è partito benino, sfruttando la rapidità di Verdi contro le lunghe leve di Juan Jesus, schierato terzino sinistro. Arrivati a 25 metri dalla porta di Szczesny, però, gli emiliani si sono scontrati con i loro limiti (inguardabile Destro, regredito a livelli incomprensibili) e con lo schieramento di Spalletti che aveva «spaccato» in due la squadra: la linea difensiva a quattro fatta di centrali (Ruediger, Manolas, Fazio e Juan Jesus) lasciava a Salah e El Shaarawy un po’ di libertà in più. È sembrato, così, un combattimento tra un peso piuma e un peso mediomassimo.
Non è un caso che il primo gol sia arrivato su calcio d’angolo, dove il Bologna non aveva uomini sufficienti per contrastare i tanti saltatori della Roma. Parabola di El Shaarawy, «spizzata» di De Rossi, tocco involontario ma decisivo di Manolas e tiro a botta sicura di Fazio. Prima della fine del primo tempo una bella azione in velocità tra Strootman, Dzeko e Salah — più una dormita di Masina, altro giovane che sta segnando il passo — ha portato al 2-0 (11° gol in campionato dell’egiziano) e alla chiusura del match. Il 3-0 è stato segnato da Dzeko, a porta vuota, su assist di Perotti. Nell’ottica della strategia della tensione (Spalletti: «I miei giocatori hanno bisogno di essere stimolati, ogni tanto la tensione si abbassa»), il centravanti bosniaco è stato comunque strigliato dal suo allenatore: «Deve lavorare di più per la squadra». Dzeko ha segnato 24 gol, ma i numeri sono sempre a due facce. E anche i 71 punti in 31 giornate sono moltissimi ma bisognerà vedere se serviranno a vincere qualcosa o a fare solo una buona stagione. L’impressione, comunque, è che adesso Spalletti sia meno manicheo nelle sue dichiarazioni e che, forse, anche un secondo posto a pochi punti dalla Juve potrebbe convincerlo a restare. Ma in tribuna ieri c’era Mancini. Quanto al Bologna, è già salvo perché la media retrocessione sarà la più bassa di sempre. Ma il pubblico del Dall’Ara merita di più.