Una partita disegnata con squadra, righello e compasso, tanto è andata esattamente come doveva. La Roma passa al Dall’Ara con un filo di gas, senza quasi dare l’impressione di impegnarsi, tanto gioca da padrona. Il Bologna ne becca altri tre in casa e, paradossalmente, fa pure meglio di domenica scorsa quando ne ha subìto uno soltanto a Firenze. Ma non muta la sostanza di una squadra modestissima, senza il patentino per giocarsela contro i top-team. In classifica non cambia nulla per la Roma, che mantiene il -6 rispetto alla Juventus, non paga alcun pegno agli sforzi di Coppa Italia e vede Edin Dzeko incrementare il suo sontuoso bottino (24 gol in 30 partite giocate). «Ma Dzeko deve dare molto di più – analizza Luciano Spaletti nel dopopartita -. Nel senso che deve migliorare sotto l’aspetto di stare dentro alla squadra. Ha fatto tanti gol, però i numeri sono fini a se stessi: Dzeko deve essere più disponibile per il palleggio della squadra, più cattivo in area di rigore. La Roma è stata equilibrata in campo, soprattutto la linea difensiva. Poi c’è stato un Radja stratosferico. E benissimo pure Strootman».
GARA CHIUSA IN 45′ – La Roma ha di fatto chiuso il discorso già nel primo tempo, nonostante abbia evidenziato una brillantezza tutt’altro che scintillante. Ma la sua qualità è parecchio alta e al 25′ sulla palla vagante scaturita da un calcio d’angolo – com’è, come non è – il primo ad avventarsi è un giallorosso, Fazio, rapido a colpire il cuoio e infilzare senza pietà Mirante. Eccellente per costruzione invece il 2-0, frutto di un’azione in verticale rifinita alla perfezione da Dzeko per Salah, il quale ha tenuto botta contro Masina, che in teoria sarebbe un corazziere, fino a trovarsi a contatto diretto con il portiere del Bologna, superato di fino tramite palombella.
RIPRESA – In avvio di ripresa, gli emiliani hanno avuto due palle buone per riavvicinarsi (Dzemaili ha sparato di testa alla figura di Szczesny e Di Francesco ha beccato il palo in diagonale), poi il resto sono stati una serie di tentativi velleitari dei rossoblù, regolarmente fatti spiedino da un contropiede fulminante di Perotti pescato lungo da Salah: palla appunto a Dzeko per il comodissimo tris. Qui le grandinate in- terne sembrano ormai eventi del tutto naturali, in omaggio a una visione molto “canadese“ del calcio. Raggiunta la salvezza, va tutto bene qualunque cosa succeda. Se non tuona Saputo, figuriamoci i suoi sottoposti, a cominciare da Roberto Donadoni: «Sono più soddisfatto dello 0-3 di oggi, che dello 0-1 con la Fiorentina, dove la squadra ci ha provato poco. Destro? Mi aspetto di più da lui, glielo dico spesso, che stia sempre nel vivo e vada a contrasto. Del resto non è semplice contro squadre come la Roma, che di palle nitide non è che ne conceda».
L’APPLAUSO – L’unico brivido vero è arrivato dall’applauso che tutto lo stadio ha riservato al Capitano, innestato a pochi minuti dalla fine. Ma non a quello del Bologna, bensì a Francesco Totti, un’ovazione che ha ricordato quella del Bernabeu madridista ad Alex Del Piero. Soltanto i grandissimi ricevono un tributo dagli spalti nemici, evento ancora più raro nel velenoso calcio italiano. I tifosi del Bologna sono sembrati fieri di esserci. Molto meno lo sono della propria squadra. Joey Saputo lo pose come elemento iconico della sua presidenza: «Vogliamo che siate fieri di noi». Per quanto si vede sul campo, meglio riparlarne tra una decina d’anni.