La Lega Serie A si appresta a respingere la richiesta del c.t. Ventura di anticipare l’inizio del prossimo campionato al 13 agosto e, allo stesso tempo, marcia verso il commissariamento. L’assemblea di domani dovrebbe risolversi con un nulla di fatto sullo statuto e sulle nomine, ma almeno delibererà le date della prossima stagione, in virtù dell’integrazione dell’ordine del giorno. La Federcalcio, con una lettera del presidente Tavecchio, aveva invitato la Lega a valutare le istanze della Nazionale, in campo a settembre per la sfida decisiva contro la Spagna, ma molte società di A sono contrarie a giocare sotto Ferragosto, confermando la storica ritrosia al calcio ufficiale in clima balneare. Il torneo 2017-18, dunque, dovrebbe cominciare il 20 agosto. Quanto alla possibilità di giocare durante le feste natalizie, le opinioni sono contrastanti. Un anno fa il consiglio di Lega si era già espresso in tal senso rinviando tuttavia l’entrata in vigore alla prossima stagione. Ora che bisogna prendere una decisione, il quadro politico è cambiato: il consiglio di Lega è decaduto, la reggenza è affidata a Ezio Maria Simonelli e sarà l’assemblea, con tutte e 20 le società, a esprimersi. Tre le ipotesi in campo: giocare il 27 dicembre, aprire una finestra anche il 30 con una sosta più lunga a gennaio, oppure confermare l’impostazione degli anni passati, con l’ultimo turno prima delle feste il 24 dicembre e la sosta fino al 6 gennaio L e grandi spingono per uno o più turni sotto le feste, in modo da incentivare la partecipazione del pubblico, diverse medio-piccole non sono dello stesso avviso. Come sempre, servono 14 voti in assemblea e con il gioco dei blocchi è sempre più facile che prevalga lo status quo.
QUORUM LONTANO – Dopo l’assemblea del 29 marzo, non si sono registrati passi in avanti sullo statuto. Tra grandi e mediopiccole ci sono punti di convergenza sulla governance ma il nodo resta l’articolo 19, quello sulla ripartizione dei proventi tv. Le big e le cosiddette società del «gruppo misto» (come Torino, Cagliari, Sampdoria, Bologna) restano irremovibili: non si va alle elezioni se prima non si cambia lo statuto. Claudio Lotito sta lavorando in queste ore per coagulare i 14 voti necessari per andare al voto sulle nomine – in pista, per la carica di presidente, c’è sempre l’ex presidente della Corte dei conti Raffaele Squitieri – ma il quorum difficilmente sarà raggiunto. E non sono nemmeno maturi i tempi per un’elezione di Adriano Galliani (alcuni club evocano il conflitto d’interessi visto il legame con Fininvest). Anche l’assemblea di domani, quindi, dovrebbe risolversi con un nulla di fatto. A quel punto, il termine del 18 aprile imposto dalla Figc scorrerà inesorabilmente e il 21 il consiglio federale nominerà il commissario.
CHI SARÀ? – È una partita aperta e delicata. Sul tema, oggi si confronteranno il ministro dello Sport Luca Lotti, il presidente del Coni Giovanni Malagò e il numero uno della Figc Carlo Tavecchio. Le posizioni sono distanti: il ministro non ritiene che il presidente federale sia la figura ideale; Malagò auspica una figura di garanzia e sarebbe anche disposto a scendere in campo se le istituzioni lo richiedessero; Tavecchio non tollererà invasioni di campo, forte della richiesta che gli hanno rivolto le grandi della A di affidare il commissariamento ad una massima espressione del calcio italiano. Girano tanti nomi e la partita, oltretutto, potrebbe intrecciarsi con quella per la Giunta Coni, dove il calcio reclama il suo posto. Saggezza vorrebbe che il confronto di oggi fosse solo il primo round.