Prima di lasciare lo stadio ha dispensato auguri veloci, sbrigativi, come quei passaggi che gli sono riusciti nel finale di partita, aprendo varchi di speranza nella difesa dell’Atalanta. Il solito finale, viene da aggiungere, perché ormai Francesco Totti gioca soltanto in due situazioni: 1) quando la questione è decisa, in un senso o nell’altro, e la Roma aspetta solo il fischio conclusivo dell’arbitro; 2) quando Spalletti non sa più a chi rivolgersi per sovvertire un copione tecnico e tattico definito. Il caso 2) si è materializzato ieri, sul risultato di 1-1 che per la Roma significava addio certo ai sogni di scudetto. Spalletti ha richiamato Perotti e ha inserito il suo capitano (quasi) non giocatore. Era il minuto 86, ormai. Il tempo di un errore di misura, di una piccola manciata di intuizioni e il signor Giacomelli ha mandato tutti a casa, compresi i 35.000 tifosi delusi dell’Olimpico (ma che bello vedere tanti bambini allo stadio!). Totti praticamente non ha avuto bisogno di farsi la doccia. Non proprio la migliore celebrazione possibile per l’aggancio a Javier Zanetti al terzo posto delle presenze in A (615) di tutti i tempi.
SERIE – I quattro minuti con l’Atalanta, che per Spalletti servivano a scardinare gli schemi di un avversario raggomitolato nella propria metà campo, seguono di sei giorni i cinque di Bologna, con tutto lo stadio Dall’Ara in piedi ad applaudire, a risultato ampiamente deciso: la Roma già vinceva 3-0. Ecco il caso 1), il più frequente nel 2017. Forse umiliante, per un campione come Totti, che di sicuro non avrebbe desiderato un ultimo anno da uomo-passerella. Ma se l’omaggio bolognese lo ha riempito di gioia, la scelta di Spalletti di lanciarlo al minuto 81 (nove minuti, recupero escluso) del derby di Coppa Italia già nelle mani della Lazio lo ha un po’ spiazzato.
INCORAGGIAMENTO – Nei primi mesi della stagione andava meglio. Alla terza di campionato, contro la Sampdoria, Totti è entrato con Dzeko dopo l’intervallo e dopo il diluvio cambiando la storia del match: suo l’assist per il pareggio di Dzeko, suo il rigore della vittoria. Alla quinta contro il Crotone addirittura Spalletti gli ha concesso 90 minuti, schierandolo per l’unica volta da titolare in Serie A. Nel facile 4-0 della Roma, c’è stato anche un altro assist di Totti che pochi giorni dopo – eravamo a settembre – è stato utilizzato di nuovo per tutto il secondo tempo, quasi da regista, in casa del Torino che si accaniva sulla squadra: segnò su rigore ma non riuscì, in quella circostanza, a garantire la sterzata. E magari proprio lì Spalletti ha deciso di cambiare registro: nelle due successive partite, con Inter e Napoli, lo ha lasciato fuori, ripescandolo per dieci minuti in Roma-Palermo, a vittoria già abbondantemente acquisita.
SVOLTA – Ecco, dopo Torino-Roma Totti ha giocato 27 minuti a Udine e poi in campionato è stato ignorato quasi sempre, anche a causa di qualche problema fisico, fino al principio di attrito saggiamente smussato da entrambe le parti a Palermo, quando il mancato ingresso di Totti fu spiegato con il mal di schiena che si era manifestato in settimana.
COPPE – In Europa invece Spalletti lo ha escluso per tutti i 180 minuti con il Porto, nel playoff di Champions League che proprio Totti aveva reso possibile con lo straordinario finale della scorsa stagione, ma gli ha concesso quattro partite intere in Euroleague contro avversari confortevoli. Uno, addirittura, a primo posto del girone già assimilato aritmeticamente, nella trasferta di Bucarest con l’Astra Giurgiu. Zero minuti con il Villarreal, solo sei nel ritorno con il Lione nel tentativo di una disperata rimonta. Infine la Coppa Italia: dopo la mezz’ora negli ottavi con la Samp e dopo aver giocato tutto il quarto con il Cesena, con tanto di rigore a tempo scaduto che è valso la qualificazione, Totti si è “goduto” complessivamente 13 minuti nei due derby.