Se il matrimonio tra la Roma e Spalletti è destinato a concludersi alla fine della stagione, più che per le difficoltà ambientali il problema riguarda le prospettive. Che a gennaio scorso, con la Roma che tallonava la Juventus, sembravano alquanto rosee. Proprio in quel periodo il tecnico lanciò un monito: «Per ora sopperiamo alle difficoltà con i calciatori che abbiamo. Il problema sarà a febbraio quando avremo 11-12 partite in 40 giorni. Se non avremo il numero adatto di calciatori non ne usciremo». Parole che hanno trovato conferma nella settimana horribilis di marzo che ha visto la Roma perdere in rapida sequenza nel derby di Coppa Italia, a Lione in Europa League e contro il Napoli in campionato. Spalletti ha avuto ragione. La domanda, però, ora è un’altra: possibile che la rosa giallorossa, seppur priva di alcuni elementi fondamentali (un centravanti di riserva, i sostituti in mediana di Nainggolan e Strootman) non potesse essere utilizzata più a fondo?
I DESAPARECIDOS – Partiamo da Grenier, unico rinforzo di gennaio. Arrivato non pronto, Spalletti ha impiegato un mese per allineare il francese alla condizione dei compagni. Il 7 febbraio esordisce in Roma-Fiorentina: un minuto. Poi, 4 partite di seguito in panchina per essere utilizzato titolare in Palermo-Roma. Quella sera l’ex Lione gioca una buona partita. La convinzione è che la Roma abbia trovato un cambio in più. Impressione sbagliata. Nel mese successivo, appena 28 minuti con l’Empoli e solo panchine con Sassuolo, Bologna, Atalanta e Lazio in coppa Italia. Discorso analogo per Gerson. Annunciato come l’enfat prodige del calcio brasiliano, ci si è resi subito conto che il ragazzo non era semplicemente pronto. Tuttavia visto l’investimento voluto dall’ex ds Sabatini (18,9 milioni), Spalletti lo ha utilizzato nella prima fase dell’Europa League. Poi all’improvviso, Gerson è titolare nella partita più importante del campionato, contro la Juventus a Torino (prima in campionato aveva giocato un minuto con il Napoli, 13 col Bologna e 72 col Pescara). Dalla sera dello Stadium, 17 dicembre 2016, non si è più visto. Nemmeno in Europa League (dove aveva contato 6 presenze a fine 2016) e in Coppa Italia. C’è poi Vermaelen. Arrivato per essere il titolare al fianco di Manolas, è stato frenato dalla pubalgia. Nel frattempo Spalletti scopre Fazio che si afferma come una delle note liete della stagione. Il belga ricompare all’improvviso a Genova con la Sampdoria, 29 gennaio. Poi, 17 minuti col Toro, 1 con l’Inter e 13 a Bologna. Capitolo Totti: i 40 anni e mezzo giustificano, per molti, il mancato impiego. Ma in estate, quando c’era chi reclamava un sostituto per Dzeko, la risposta che arrivava da Trigoria era che ce l’avevano gia e si trattava appunto del capitano.
L’ERRORE – Un discorso, quello sulla rosa, che non ha come fine quello di puntare l’indice su Spalletti. La squadra che gli è stata consegnata non era infatti la più forte che aveva mai allenato, come diceva a settembre il tecnico per stimolare calciatori e ambiente. Va anche detto che sfortuna ci ha messo del suo con il doppio ko di Florenzi. Forse però il materiale umano messo a disposizione poteva essere gestito diversamente. Magari cercando, in gare ampiamente vinte al quarto d’ora della ripresa, di regalare qualche minuto in più alle seconde linee per far rifiatare un po’ i titolari. E per non farli arrivare al rush finale così spremuti.