“Il numero Dieci esiste ancora ed è ancora determinante, ce l’ha la Juventus, lo hanno le grandi squadre, e i numeri Dieci fanno la differenza. Il calcio deve essere propositivo, io ho avuto il più grande maestro, Cruijff, ho conosciuto a Barcellona il progetto che da ragazzino negli anni settanta ammiravo e sognavo di conoscerlo da vicino. Ci sono riuscito, mi ha insegnato tanto. Il mio calcio è quello, il calcio di chi costruisce. Per questo il mio allenatore preferito è Guardiola. E poi bisogna essere organizzati, per questo non mi sorprende il cammino del Monaco ed ero convinto che la Juventus potesse passare con il Barcellona”.
“Ora il mio obiettivo è dare spazio ai giovani. A Costanza la mia accademia deve forgiare ragazzi che diventeranno uomini, che saranno calciatori, bisogna aiutarli a crescere. Vedo la crescita di mio figlio, la crescita fisica, da abbinare alle doti che ha, la tecnica, la visione di gioco, di leggere i momenti della partita. Questo deve essere il lavoro di chi nel calcio c’è stato, mettersi al servizio di chi ci starà in futuro”.
“Totti è un calciatore straordinario, fantastico, sta dimostrando a tutti i giovani cosa significa amare il calcio. E’ un esempio, in una società in cui i giovani sono ribelli, lui dà un senso, per questo è un idolo e un esempio. Totti deve restare vicino al calcio. Oggi sei protagonista in campo, domani devi saper aiutare gli altri a diventarlo. Diventi allenatore e devi essere là. Totti non sparisce, Totti non lascia niente. Totti forse non giocherà più ma farà giocare gli altri. Se sceglierà la nuova esperienza da dirigente, lavorerà per scoprire a Roma il Totti che verrà”.