La certezza è che qualsiasi allenatore arriverà, Dzeko sarà un centravanti gradito. Sarri lo avrebbe voluto prima come partner di Higuain, poi come sostituto dell’argentino. Mancini lo ha già allenato al City e se lo sarebbe portato volentieri all’Inter. Montella lo preferiva a Bacca e anche Blanc in tempi non sospetti definì Edin «l’attaccante moderno». Gasperini, nell’elogiare la prestazione di Caldara sabato scorso («Ma avete visto come ha giocato? È riuscito a fermare un campione come Dzeko») ha esaltato indirettamente il bosniaco. E non va dimenticato nemmeno Emery che avrebbe voluto Dzeko al Siviglia nel 2015, quando c’era da sostituire Bacca. Della serie: chi ha Edin (quinto attaccante più produttivo d’Europa secondo il Financial con un gol o un assist ogni 80 minuti), se lo tiene stretto.
Anche perché il bosniaco è l’unico che potrebbe ancora vincere un trofeo in casa giallorossa, aggiudicandosi la classifica cannonieri e perché no, provare la rimonta nella scarpa d’oro (ora è a -4 gol da Messi). Già a Pescara potrebbe eguagliare un doppio record: segnare 26 reti in campionato come Totti nel 2006-07 e toccare quota 36 in stagione, come nel Wolfsburg (2008-09). A proposito del capitano: a meno di due settimane dal restauro, deturpato nuovamente il murales che lo raffigura nel rione Monti. Ieri Totti ha partecipato alla chat #AskTottisport dove ha accettato la sfida a pallavolo di Ivan Zaytsev: «Ok, ma facciamo un due contro due con le nostre mogli, perché Ilary è bravissima a schiacciare».