Trenta partite giocate su 34 in cui era a disposizione, 2 saltate per squalifica e altrettante per riprendersi un po’. Da quando Toni Rüdiger è tornato nella rosa della Roma dopo l’infortunio al crociato dello scorso giugno, Spalletti è stato costretto ad impiegarlo praticamente sempre. Bottino pieno in Coppa Italia, 4 partite saltate tra Europa League e campionato, il difensore tedesco non ha mai tirato il fiato da fine ottobre e per questo, d’accordo con lo staff tecnico, si è dedicato a tre giorni di scarico totale. Martedì, mercoledì e giovedì ha sempre lavorato a parte, oggi riposerà, come il resto dei compagni, sabato è previsto il rientro in gruppo. E chissà che questo scarico non gli sia servito anche per smaltire le tossine mentali, oltre che quelle fisiche: il giocatore dirompente e sicuro di sé che a San Siro si regalava anche un misterioso e irridente «balletto» verso Eder ha lasciato spazio a un calciatore certamente più stanco ma, a tratti, anche più nervoso. L’espulsione – inutile – contro il Villarreal che gli ha fatto saltare una delle due gare contro il Lione, alcuni palloni scagliati verso la tribuna, un ruolo non fisso, tra centrale di sinistra nella difesa a tre, centrale in quella a quattro oppure difensore esterno, e pure tante voci di mercato, che lo vogliono nel mirino dell’Inter in Italia e del Chelsea in Premier, non gli stanno dando una mano.
SICUREZZA – Quel che è certo è che, per Spalletti, Rüdiger dal 26 ottobre è un punto fisso. Da quando è rientrato contro il Sassuolo, giocando undici minuti la sera del primo infortunio di Florenzi, non è più uscito e dal 6 novembre, ogni volta che è sceso in campo in campionato, lo ha fatto per novanta minuti. Di lui si fida l’allenatore, che spesso si è confrontato con il commissario tecnico della Germania, Löw, sul ruolo, e di lui si fidano i compagni. Autentico uomo squadra, di quelli veri, Rüdiger tanto ha un carattere sopra le righe, tra musica e battute, nello spogliatoio, quanto è serio come professionista. Alimentazione controllata, allenamenti sempre al massimo, lavora spesso anche da solo, e non è un caso che per lui il rientro dalla lesione al crociato sia stato più semplice, nonostante il fisico imponente, rispetto ad altri compagni.
STANCO – Questo, ovviamente, non gli ha impedito di pagare dazio alla stanchezza nelle ultime settimane: le folate offensive si sono ridotte, così come in difesa c’è stata qualche sbavatura di troppo. Ecco perché il lavoro di questi giorni, soprattutto sulla brillantezza, magari potrà essergli utile da qui a fine stagione, quando poi, senza impegni con la Nazionale, potrà godersi un’estate di tutto riposo. Al termine della quale, mercato permettendo, dovrebbe tornare a Trigoria ed essere il fulcro della difesa della Roma del futuro. Ma su questo fronte, meglio non giurarci.