L’Italcalcio prova a giocare d’anticipo. «Con la VAR partiremo dalla prima giornata di campionato di Serie A del prossimo anno, aspettiamo solo l’autorizzazione dall’International Bord», ha annunciato ieri Marcello Nicchi, il presidente dei fischietti italiani. Dunque, addio chiacchiere, addio post partite al veleno, addio “arbitro venduto”, addio “arbitro incapace”, addio aiutini più o meno casuali e via dicendo: tra qualche mese, tutto questo sarà solo un ricordo. Dalla prossima stagione scenderà in campo la moviola con i suoi verdetti inappellabili: laddove non arriverà l’arbitro, arriveranno d’autorità i suoi due colleghi VAR piazzati al calduccio davanti ai monitor. Saranno loro ad avere realmente il fischietto in bocca, con la possibilità di fermare e/o far ripartire il gioco: chi sarà in campo, insomma, diventerà (quasi) un loro strumento; un attore non (più) protagonista dal potere molto limitato, meno forte, rispetto ad oggi. E l’impatto temporale sul gioco? No problem. La visione di un’azione richiede un tempo medio di 8 secondi e ne servono altri 28 per rivedere le immagini da diverse angolazioni: in sostanza, non più di 40 secondi (39 è il tempo stimato) per stabilire la verità. Altro che giorni, settimane o addirittura mesi di polemiche, di processi del lunedì, di appelli del martedì e di insulti dal mercoledì in poi. I profeti dell’ovvio, gli opinionisti di se stessi e i ciarlatani in servizio permanente effettivo davanti ad un microfono o ad una tastiera saranno costretti a cercarsi un altro lavoro.
QUANDO SI PUÒ – Ricordato che per VAR si intende la Video Assistant Referees, va aggiunto che la Fifa ha circoscritto l’uso della tecnologia video a tre situazioni di gioco e ad una “burocratica”: 1) Infrazioni in occasione di un gol; 2) Concessione o mancata concessione di un calcio di rigore; 3) Correttezza della decisione che porta ad un cartellino rosso; 4) Scambio di persona per un cartellino giallo o un rosso. In linea generale, in occasione di un gol il video servirà a verificare che non siano state commesse infrazioni; sulla concessione o mancata concessione di un rigore, il supporto tecnologico potrà chiarire (con 3 secondi di ritardo rispetto alla realtà: «Ma in tre secondi l’arbitro Var ha già rivisto l’azione due volte», sostiene Roberto Rosetti, il capo della Var Italia) se l’episodio è avvenuto dentro o fuori l’area e l’entità del fallo; l’aiuto dai box arriverà anche su decisioni che portano ad una espulsione. O ad evitare scambi di persona. Saranno solo gli arbitri, mai i giocatori o i tecnici, a poter chiedere di utilizzare il supporto delle immagini tv. La richiesta può partire dal campo, cioè dal direttore di gara che chiede aiuto ai colleghi davanti ai monitor (comanderà l’arbitro Var 1, il Var 2 sarà suo assistente), oppure il contrario, cioè gli arbitri nel box segnalano al collega in campo l’opportunità di rivedere alla moviola una decisione già presa o una situazione di gioco su cui non si è intervenuti. E non c’è un tetto alle “chiamate” video. Una volta avviata la moviola, il direttore di gara ha due opzioni: decidere di fidarsi degli assistenti video, e quindi adotta la decisione appropriata, oppure scegliere di visionare direttamente il filmato, recandosi in una postazione a bordo campo dove guarderà il video e poi deciderà. In ogni caso, l’ultima parola spetterà sempre e soltanto al direttore di gara. Che non vedrà limitata la sua discrezionalità. I suoi fischi sì, però.