Sai quelli che dicono, «te lo do per certo: Francesco smetterà a fine stagione». E quelli che, con la stessa convinzione, ti assicurano, «date retta a me, andrà avanti ancora un anno». Vacci a capire qualcosa, nessuno in effetti può saperlo con certezza, perché parliamo di Totti che, sul suo futuro, è sempre indeciso. La decisione dipenderà dall’umore: c’è quella giornata in cui si sente giù, non accettato e pensa che sia finita e un altro che si convince che un anno in più se lo possa permettere o meritare. Basti guardare Spalletti, fino a qualche settimana fa era dato per ex e invece oggi così e così. Domani chissà. L’unica cosa certa è che anche questo derby, Totti, non lo giocherà dal primo minuto. Del resto tra i titolari c’è stato solo una volta in campionato, Roma-Crotone, 21 settembre scorso, per tredici volte invece è subentrato, giocando una media di quindici minuti a partita. Zero minuti nel derby di andata. Qualche soddisfazione in più nell’Europa League: quattro partite da titolare, due da subentrato, mentre in Coppa Italia una da titolare tre dalla panchina, con qualche manciata di minuti nelle due sfide con la Lazio. Bottino misero in assoluto. Domani sarà il suo derby numero 44 (tra campionato e Coppa Italia), con quindici partite vinte e sedici perse. Se parliamo solo di derby di serie A, siamo alla perfetta parità: dodici e dodici. Caccia al tredici verrebbe da dire, ma non lo diciamo.
I RICORDI «Sì domenica vado allo stadio…», ci scherza su Totti, rispondendo al suo amico Fiorello durante “Edicola Fiore” su Sky. Prova a prenderla con ironia. Totti si aspettava un finale triste, ma forse non così. Di sicuro voleva essere più presente e in alcune partite ed effettivamente questa opportunità gli si poteva dare. Invece sei minuti lì, sette dillà, zero spesso. Lo si ricorda in qualche finale di partita passato a bordo campo a provocare qualche avversario (Wallace s’è beccato una pallonata dal capitano, apostrofato il giorno dopo da Felipe Anderson come un coglione) per provare a dare una mano alla squadra, ma in campo poco. Il derby non è più cosa sua. Eppure non sono passati dieci anni dalla doppietta contro la Lazio di Pioli e di Anderson. Con Spalletti, diciamo la verità, le cose non sono andate benissimo, qualche lite c’è stata, più di un punto di disaccordo pure.
Non era mai successo che il capitano della Roma fosse cacciato dal ritiro, con Lucio è successo. Quell’episodio ha segnato le parti e il territorio: Totti da una parte e Spalletti dall’altra. Meglio provare a ricordare i bei tempi passati e calcolare la possibilità che siano davvero finiti. Magari quelli di domenica potranno essere i suoi ultimi sette otto minuti o chissà, a sorpresa anche di più, ma dove finisce la realtà comincia il ricordo e quello non è cancellabile, non ha una fine. Tra una decina di anni ci ricorderemo sempre i derby vissuti con Totti, dai botta e risposta con Di Canio (e non solo), fino alla lite con Nesta, dalle sconfitte dolorose fino alle vittorie indimenticabili. I gol alla Lazio sono undici e questo è un record, tra questi c’è il pallonetto a Peruzzi e quella corsa sfrenata sotto la Sud dopo la rimonta impossibile (3-3). Era la sua prima magia, alla quale si vuole bene come all’ultima (la mezza sforbiciata su cross di Holebas).
I PRONOSTICI «Finisce 2-0», dice ancora a Fiorello. E’ passato per bullo e spavaldo per molto meno. Due giorni fa è stato massacrato per aver detto che «bisogna distruggere gli avversari». In realtà, parlando di derby, sosteneva solo che «è un tipo di partita in cui si fa di tutto per distruggere l’avversario». Era un discorso in generale sul derby, è stato fatto passare per un provocatore irrispettoso della Lazio. Totti mancherà, di lui mancheranno anche queste cose. Perché se il derby a Roma è stato bello e gustoso, è dipeso anche da questo. Perché poi si parla tanto, lo criticano spesso e alla fine delle partite, capitani della Lazio, anche ultimamente, gli vanno a chiedere la maglia. O gliela fanno chiedere da altri. Ha fatto divertire tutti, ha fatto arrabbiare i laziali, ma questi, senza di lui, si renderanno conto che i derby, per un bel po’, saranno diversi. Non migliori, né peggiori. Diversi. Ultimo derby, ultima corsa, ultimo selfie, ultima vittoria o ultima sconfitta. Forse. Sarà pure arrivato al capolinea, ma la sua Storia resta.