O l’uno o l’altro, si diceva alla vigilia. Alla fine, però, l’uno e l’altro. A sorpresa. Perché nessuno si aspettava che Luciano Spalletti optasse per De Rossi difensore e Paredes (ancora) centrocampista dal primo minuto. Ci si aspettava Ddr titolare, certo, ma la conferma dell’argentino, nonostante la buona prestazione offerta contro l’Udinese, non era quotata neppure dai più ottimisti dei bookmakers. Subito una riflessione: se il numero 5, la maglia di Paulo Roberto Falcao, è diventato uno dei punti fissi della Roma, sia in Italia che in Europa, vuol dire che il suo futuro non potrà non essere ancora nella Capitale. Sarebbe strano, a questo punto, comprendere una sua cessione, se non a fronte di un’offerta fuori mercato; una di quelle, come si diceva una volta, indecenti. Specie senza la Champions… Sta di fatto che Daniele e Leo, che sono amici fraterni, si sono ritrovati a giocare in contemporanea, cosa che in precedenza era accaduta – dall’inizio – soltanto una volta (e per soli 36 minuti), il 31 maggio dello scorso anno, all’Olimpico contro il Palermo: Paredes, in non perfette condizioni, lasciò presto il posto a Nainggolan.
Contro il Porto, insomma, una sorta di doppio regista, uno apparentemente più spigliato, l’altro fin troppo timido. Poi, in un solo colpo, prima dell’intervallo, fuori sia l’uno che l’altro: De Rossi per un (altro…) imperdonabile rosso, Paredes per un’inevitabile scelta tecnica legata all’inferiorità numerica (dentro Emerson…). Roma senza regista, ma il film dell’orrore era stato già girato. Non ancora completato, però. In quel momento, con lo stadio ammutolito, si è cominciata ad avere la percezione, via via sempre più consistente, che la Champions vera sarebbe rimasta un sogno. Una percezione diventata certezza dopo un altro rosso da horror, stavolta a Emerson. Prima della papera da Oscar di Szczesny. Perdere la partita ci può stare, perdere anche la faccia no. Proprio no.