La Lazio ci ha preso gusto e, sfruttando il primo derby all’ora di pranzo, si è pappata la Roma. Inzaghi, come nelle semifinali di Coppa Italia, ha umiliato Spalletti: 3 a 1, con Keita che ha scritto e presentato il conto, ridicolizzando i rivali. Il raccolto è pure misero, pesata la superiorità biancoceleste. Non c’è stata partita. Tatticamente, fisicamente e caratterialmente.
NAPOLI A MENO 1 E PIÙ 7 – Nemmeno la pessima giornata di Orsato è servita a tenere aperto il lunch match: i giallorossi sono usciti di scena prima di scendere in campo e, a 4 turni dal traguardo, hanno visto evaporare il sogno scudetto sotto il sole, perdendo il 2° derby stagionale. La Juve, pur pareggiando, ha allungato in classifica (+9): in vista il 6° titolo di fila. Il torneo, però, non è finito. Il Napoli, tenendo a distanza di sicurezza i biancocelesti (+7), si è riavvicinato alla Roma (-1): il 2° posto per andare direttamente in Champions, dopo il verdetto dell’Olimpico, non è ancora assegnato.
SOLITA TRAPPOLA – Inzaghi, insomma, si è confermato padrone della sfida, staccando l’Atalanta (-3) e blindando il 4° posto che garantisce l’Europa League. Sabato non aveva bluffato, annunciando la replica del copione scelto per la Coppa Italia. Così ha vinto il suo 1° derby in campionato, interrompendo il digiuno della Lazio, durato 5 anni. Il dinamico 3-4-1-2 (5-3-2 in fase di non possesso) ha esaltato i suoi interpreti. Ma più del sistema di gioco ha pesato la strategia. Perché, senza Immobile (virus intestinale), ha sistemato Lulic accanto a Keita e schiantato il fragile 4-3-3 del collega. Aspettando e ripartendo. Proprio come il 1° marzo e il 4 aprile. Spalletti, poco lucido e tanto distratto alla meta, c’è cascato di nuovo. Più che pensare a 7 anni fa quando lasciò la panchina a Ranieri, come ha fatto alla vigilia, e a come si sarebbe comportato a fine torneo, come ha urlato a lungo in questo 2017, avrebbe dovuto dedicarsi al presente. Preparando meglio la partita. La società gli ha permesso di dettare, dall’esclusivo pulpito, il proprio credo. E, per non mettere a rischio l’accesso diretto alla Champions, non è intervenuta. Adesso se n’è pentita. Perché quanto si è visto nel 4° derby stagionale non è ammissibile. Qui, a Boston e a Londra. La prestazione è stata scadente a 360° gradi, con l’allenatore inspiegabilmente in tilt prima, durante e anche dopo il match. In Paradiso è riuscito a spingere i biancocelesti che, con 8 punti di ritardo in classifica, hanno comunque mostrato di avere la stessa fame mostrata nelle semifinali di coppa. I giallorossi, invece, si sono presentati in campo con la solita paura di chi è abituato a fare cilecca sempre sul più bello. Impiattata l’ennesima figuraccia: per la prima volta, in questo torneo, hanno subìto 3 gol in casa (la Lazio ha copiato, però, il Porto nei play off di Champions e l’Austria Vienna in Europa League). Il capocannoniere Dzeko è il simbolo del flop, con le reti fallite all’inizio di entrambi i tempi.
SENZA LOGICA – Keita, subito in fuga per la vittoria, ha invece indirizzato il match, con Fazio che, affiancato nel sonno da Emerson, si è addormentato. Orsato ha negato a Lukaku, colpito da Fazio, il rigore per il possibile 2 a 0 e ha regalato a Strootman, nemmeno sfiorato da Wallace, quello trasformato da De Rossi, nel recupero del primo tempo, per l’1 a 1. In mezzo solo le chance della Lazio e l’infortunio di Lukaku, dentro Felipe Anderson con Lulic abbassato a sinistra. Il falso pari, con la Nord a urlare «Ladri» e la Sud in triste silenzio, è durato 5 minuti. Basta, 1° gol da biancoceleste (l’ultimo con l’Udinese proprio ai giallorossi), ha certificato il nuovo sorpasso: tiro sporcato da Fazio. La ripresa è stata a senso unico: sontuosa l’esibizione della Lazio, vergognoso il black out della Roma. Spalletti ha iniziato il secondo tempo con Peres al posto di El Shaarawy per mettersi a specchio con il 3-5-2. Correzione fatale: l’assetto si è frantumato davanti ai velocisti biancocelesti . Inutile pure l’ingresso di Perotti, fuori Fazio che aveva appena steso Keita (2° rigore ignorato), per il 4-2-3-1. Confusione totale, ampliata con l’ingresso di Totti: 20 minuti, scambio della fascia con De Rossi, per farlo partecipe del ko. Si è fermato de Vrij: spazio a Hoedt. Lulic, divorandosi Peres, ha regalato la doppietta a Keita. La crisi di nervi dei giallorossi ha toccato l’apice a fine recupero: rosso a Ruediger, per il fallaccio su Djordjevic. Domenica a San Siro contro il Milan non ci sarà. Ma potrebbero essere squalificati, con la prova tv, pure Strootman (simulazione) per la sceneggiata che ha ingannato l’addizionale Di Bello e De Rossi (provocazione) per l’esultanza antisportiva davanti alla panchina avversaria dopo il suo 1° gol in questo campionato. Che ha scatenato la Lazio.
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