Gli ultimi dubbi li ha spazzati via Monchi, ma dentro Trigoria era tutto chiaro da tempo. Roma-Genoa del prossimo 28 maggio chiuderà la carriera da calciatore di Totti, come deciso 11 mesi fa, quando Pallotta ha firmato l’ultimo contratto del capitano dopo un lungo tira e molla. L’annuncio, o meglio quello percepito da tutto il mondo come tale, è toccato al nuovo direttore sportivo spagnolo, che prima di entrare in sala stampa ha anticipato a Francesco quello che stava per dire. Monchi ha voluto fare lo stesso con gli altri due destinatari dei messaggi preparati: De Rossi e Spalletti, avvisati anche loro dal dirigente su quanto avrebbe dichiarato di lì a poco. Ma la vera patata bollente, per il momento, riguarda il futuro di Totti.
La Roma ha deciso di mettere un punto dopo aver provato a più riprese di convincere il capitano ad annunciare in prima persona la chiusura della sua carriera.Un pressing quasi quotidiano operato dal dg Baldissoni nelle ultime due settimane, senza però ottenere il risultato sperato. «Dillo te». «No ditelo voi, io non ce la faccio». E così è finita, anche se prima o poi Francesco si esporrà, nei tempi e nelle modalità che gli si addicono. Magari organizzato un altro evento mediatico. Al momento deve ancora metabolizzare la «botta»: emblematica la foto pubblicata ieri dal club, che lo ritrae seduto in ultima fila, quasi staccato dal resto della squadra, durante il corso organizzato dalla Lega sulle frodi sportive. La Roma ha dovuto anticipare i pensieri di Francesco, per non prolungare una «tiritera» pericolosa. Domenica lo stesso Baldissoni e Massara, nelle rispettive interviste a margine del derby, hanno chiuso di fatto un capitolo lungo 25 anni, mercoledì è toccato a Monchi.
E adesso? Il nuovo ruolo di Totti è un’incognita. Per tanti motivi. Innanzitutto il capitano si vede ancora come un giocatore, se avesse potuto scegliere si sarebbe concesso volentieri un altro anno sul campo: il cambio di vita lo immalinconisce e tormenta al tempo stesso. Mentre firmava il rinnovo un anno fa, butto lì la richiesta di iniziare una carriera da direttore tecnico, visto che il suo stipendio pattuito per i sei anni da dirigente sarà in linea con quello delle massime cariche societarie (circa 600mila euro netti). Ma un ruolo del genere necessità una preparazione che un calciatore non può certo avere nell’immediato. Ad allenare non ci pensa proprio, e allora Totti potrebbe «accontentarsi» di diventare una sorta di collante tra spogliatoio e società, restando vicino alla squadra e al campo come desidera, ma senza la qualifica da «Dt» nei primi tempi.
Oppure sceglierà di aiutare Monchi e Massara a scoprire talenti in giro per il mondo, come ha lasciato intendere nell’ultima intervista a Costanzo, parlando di un percorso da «procuratore» che in realtà potrebbe iniziare facendo lo scout. In quel caso, non gli mancherebbero di certo l’esperienza e l’intuito. La Roma ha altre idee, dal settore giovanile a un profilo da ambasciatore internazionale del club. Finora sono solo ipotesi, da una parte e dall’altra. E le prossime settimane serviranno a trovare una difficile quadra: in caso di mancato accordo, non si può escludere un distacco definitivo, ma si proverà a evitarlo. Nel frattempo De Rossi è pronto a ereditare i gradi di capitano: si avvicina la firma del rinnovo, di un anno nelle intenzioni del club, biennale nella speranza di Daniele, che la prossima stagione diventerà il «titolare» della fascia a 34 anni. Una staffetta tra bandiere eterne che ormai solo la Roma nel mondo può permettersi