Puoi sentire allenatori, dirigenti, ex calciatori, gente che la Roma la conosce e gente che invece la vive da lontano, ma la risposta più o meno è sempre la stessa: «Devono uscirne loro». Loro, appunto: giocatori, allenatori, dirigenti. Tutti insieme. È in grado di farlo, la Roma, oppure, nonostante non sia ancora terminato agosto, la stagione è già compromessa?
L’ESPERTO – Alberto Cei, psicologo dello sport, analizza tutto da una duplice prospettiva: «Una sconfitta così, che peraltro ti elimina da una competizione, non è mai facile da digerire e metabolizzare. Ma, visto che non è ancora settembre, c’è tutto il tempo per recuperare la fiducia in se stessi. È questa la chiave». E qual è, invece, la chiave per spiegare i black out che la Roma, e alcuni suoi calciatori, hanno troppo spesso? «In questo caso – dice ancora Cei -, purtroppo il fatto che siamo ad inizio stagione può incidere. Si è meno abituati alla pressione e all’agonismo e si va in difficoltà più facilmente».
CAMPIONI – Magari però da una sconfitta bruciante può nascere un bene: 16 anni fa dall’eliminazione estiva in Coppa Italia contro l’Atalanta, con relativa contestazione, nacque il gruppo che a giugno conquistò lo scudetto e di quella squadra faceva parte Damiano Tommasi: «Ci vogliono tempo e pazienza, e ci vogliono anche le sconfitte», assicura l’ex centrocampista. Sta alla squadra, però farne tesoro: «La Roma – dice ancora Tommasi – è una buona formazione e magari manca di esperienza, visto che non è abituata ad arrivare in fondo alle competizioni, ma come gruppo non si può discutere. I valori ci sono e col tempo potrà dire la sua anche in Europa, intanto però con Spalletti anche in Italia se la può e se la deve giocare. Questa stagione ha una storia ancora tutta da raccontare». Dello stesso avviso un ex compagno di Tommasi, Amedeo Mangone, che a Tuttomercatoweb dice: «Capisco le dichiarazioni di Pallotta, che se l’è presa con l’arbitro, ma per quanto la direzione di gara abbia inciso, attaccarsi solo a questo è riduttivo. In questo momento bisogna essere umili e compatti e non perdere la testa».
LA SOCIETÀ – Ecco perché sarà determinante il lavoro dei dirigenti: Arrigo Sacchi, durissimo, già nel post partita ha detto che «servono delle regole rigide, un grande club non può permettere a un capitano di fare cose del genere, la Roma ha fatto una figuraccia mondiale», mentre Szczesny ieri ha provato a dare un po’ la carica ammettendo: «Adesso bisogna rialzarsi e lottare per questo grande club». Dello stesso avviso anche Zibì Boniek: «In 11 se la potevano giocare, all’arbitro non si può però rimproverare nulla. De Rossi ed Emerson hanno fatto due falli inutili, niente da dire. Adesso serve fare bene quello che è rimasto, la Roma ha un allenatore bravissimo, deve pensare a rendere al massimo in campionato e in Europa League, anche se è una soluzione di ripiego. Ognuno ci deve mettere qualcosa in più perché non sarà semplice, però gli uomini, gli uomini veri,si rialzano sempre».