Tombola per Luciano Spalletti, tombolino a leggerla per chi ha cullato e diffuso sogni di gloria, questo secondo posto riacciuffato. A Milano è uscito il numero giusto per la Roma, se è vero che quattro vittorie su quattro partite in campionato contro Inter e Milan era impresa riuscita solo nel 1954-55. Ma a girarci intorno la strada è troppo lunga ed è meglio andare diretti. E’ finita così, a San Siro. Con i tifosi del Milan che hanno fischiato l’allenatore della Roma quando, in vantaggio 3-1 a sei minuti dalla fine, ha deciso di far entrare Bruno Peres invece di Francesco Totti. Quel capitano che in precedenza era stato omaggiato dagli ultrà rossoneri all’annuncio delle formazioni prima e con uno striscione poi: «La Sud rende omaggio al rivale Francesco Totti». I tifosi della Roma cominciano a cantare «C’è solo un capitano». Totti stesso, inquadrato dalle telecamere in panchina, sorride amaro. Sarebbe stato il saluto a un campione che sta per lasciare da parte dello stadio che – Olimpico a parte – più lo ha omaggiato lungo tutta la sua carriera. E invece niente.
GIUSTIFICAZIONI… E invece Spalletti, che già sabato si era detto contrario al ritiro della maglia numero 10, si gira dall’altra parte e si giustifica: «Non ero tranquillo sul risultato, ho visto tante partite in cui si sono segnati due gol in pochi minuti…». Evidentemente serviva più la corsa di Bruno Peres che il piede di Totti. Poi Spalletti affonda il colpo: «La prossima volta per fare la formazione si può fare una cooperativa o magari delle votazioni, così la facciamo tutti insieme. Salah era affaticato e ho preferito El Shaarawy e Peres, non so che altro dire, mi dispiace. Se metto Francesco negli ultimi cinque minuti dite che lo prendo per il culo, allora troviamoci d’accordo. Magari sono l’unico a vederla così, avrete ragione voi, di certo io ho sempre preso offese. Lo avevo premesso quando sono tornato: non datemi la gestione del campione e della storia di Francesco ma del calciatore. Davvero non so più come fare, la prossima volta starò più attento».
…e selfie Mentre Spalletti parla, i tifosi della Roma, ancora dentro San Siro, continuano a inneggiare al capitano. Totti lascia lo stadio sorridente, dice sì qualche richiesta di selfie e saluta. L’allenatore prosegue: «Se tornassi indietro, non verrei mai ad allenare la Roma. Qui si parla sempre delle stesse cose… A Palermo volevo metterlo e lui non è entrato perché aveva mal di schiena, poi è partita la telefonata a Chivu (che poi avrebbe rassicurato tutti sulla veridicità del dolore, ndr). Poverino, lui viene al campo, vorrebbe giocare la domenica. Ma noi lottiamo per il secondo posto, se non fai il terzo gol rischi di non vincere più e tutti mi danno del fallito. A me dispiace, perché Francesco in allenamento ti fa vedere sempre le qualità che ha… Okay, cosa devo fare? Sì, vorrà dire che forse ho sbagliato». Ecco, forse.