E adesso la palla ritorna a Monchi? La presentazione alla stampa del nuovo direttore sportivo sembrava aver messo un freno alla telenovela Spalletti-Totti. Lo spagnolo aveva chiarito una volta per tutte che la carriera del Totti calciatore – almeno con la maglia della Roma – sarebbe finita a giugno e che dopo sarebbe cominciata la carriera del Totti dirigente «al mio fianco, in modo che possa spiegarmi la Roma, perché Francesco è la Roma». Tutto con i toni giusti – fermi ma concilianti – per convincere Totti a un passo obbligato dalla carta d’identità. Dalle parole di Monchi era sembrato chiaro a tutti il ruolo «operativo» di Francesco, cioè quello che lui vuole rivestire. Non quello della bandiera da sventolare una volta ogni tanto. L’attacco frontale di Spalletti domenica sera, dopo Milan-Roma, con picchi di sgradevolezza come il riferimento alla partita casalinga contro il Villarreal o il «poverino, lui viene al campo e vorrebbe giocare la domenica», rimette tutto in discussione. E la difesa delle scelte del tecnico da parte del presidente Pallotta fanno parte delle «cose da dire» in certe situazioni, ma di sicuro non hanno fatto piacere al giocatore, che inizia a dubitare della vera voglia romanista di averlo come dirigente. Ieri, a Trigoria, Totti e Spalletti si sono limitati al buongiorno e al buonasera. I contatti con Monchi, magari per due battute a bordo campo all’inizio o alla fine di un allenamento, ci sono stati prima di Milan-Roma. Basteranno? La virulenza del dopo partita di San Siro – dove Spalletti ha preferito entrare nel finale il giubilato Bruno Peres al numero 10 – ha creato sconquasso tra i tifosi.
Uno speciale, il presidente del Coni Giovanni Malagò, ne ha parlato a margine dell’incontro con gli atleti nella nazionale di karate al Foro Italico: «Se mi aspettavo un finale diverso per Francesco Totti? Più che altro lo speravo. Sia i tifosi della Roma che quelli delle altre squadre immaginavano una situazione non corrispondente a quella che stiamo vivendo in questi giorni: è un dato di fatto, non c’è da parte mia nessuna voglia di fare polemica. Ho sentito le dichiarazioni di Spalletti, indubbiamente il suo ruolo non è facile. C’è sempre una componente tecnica, che deve essere valutata dall’allenatore, e una componente umana, che magari spesso aiuta a risolvere certi problemi: evidentemente qualcosa non è andato nel verso giusto». Più tranchant il giudizio di Maria Sensi, vedova dell’ex presidente Franco, intervistata da Radio Radio: «Il problema di questa vicenda è solo la società, Totti ha ragione al 100%. Hanno provato a farlo fuori con il primo allenatore, poi con il secondo e infine con Spalletti, ma, senza un presidente che prende le decisioni, tutto questo non si può fare. Con Giannini mio marito non ci pensò due volte quando fu il momento di mandarlo via. Totti doveva smettere lo scorso anno e la società non se l’è sentita. L’allenatore deve pensare alla squadra e il presidente alla società, questa questione non doveva essere risolta da Spalletti. L’ultima volta che Pallotta è venuto a Roma non ha nemmeno incontrato Totti e forse Spalletti si aspettava un colloquio. Non c’è chiarezza in questa società e mi dispiace dirlo perché ci soffro da morire». La Lega calcio ha ufficializzato l’anticipo della gara Chievo-Roma a sabato 20 maggio alle ore 18. Il Napoli, che lotta con la Roma per il secondo posto, giocherà sempre sabato ma alle 20,45 contro la Fiorentina, al San Paolo.