L’anno prossimo sarai alla Roma?
“Non lo so, in questo momento sai che non lo so. Io penso che non sia neanche tanto importante. Ci sono state delle stagione in cui è stato più difficile restare, legarsi a questa maglia. È una storia d’amore talmente bella che ridurla a finire un anno prima o un anno dopo in questa città o in un’altra sarebbe sbagliato”.
Da queste parole però ho qualche dubbio che tu rimanga. Non trasmetti sicurezza... “Ma neanche insicurezza. Non è che sto meditando chissà cosa. È un momento in cui non sto parlando ma ci sto pensando tanto. Me lo dirà il mare forse, qualcosa capirò. C’è un rapporto solido, d’amore, che comunque vada non si interromperà. So che sembra un commiato anticipato ma non è così. Lo sto dicendo a prescindere”.
Parliamo di due dame: la vittoria e la sconfitta… “Partiamo della vittoria, che in questi anni mi sono accorto non essere così semplice da raggiungere, non l’ho raggiunta nella maggior parte dei casi. È per le persone e per le squadre eccezionali. Però c’è un grande limbo tra vittoria e sconfitta, che è quello dove abbiamo navigato noi della Roma per tutta la mia carriera. Uscire sconfitti da un campionato non è detto che sia arrivare secondi o terzi. Arrivare secondi in un campionato vuol dire che vinci tante partite, ne perdi poche, lavori bene ogni settimana, hai la mentalità giusta, significa per certi versi sei un professionista e un vincente. Purtroppo non sei il vincitore, quello che arriva primo, e questa cosa mi distrugge”.
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