Per battere i più bravi c’è una strada sola: dare qualcosa in più. Non è un caso che nella vittoria della Roma, che impedisce alla Juve di festeggiare lo scudetto dentro l’Olimpico, ci sia tanta «romanità». Quella di Daniele De Rossi, che recupera subito la fuga dei bianconeri perché ogni minuto in più avrebbe aperto una crepa nella «fede». Quella di Radja Nainggolan, che non ha avuto paura di dire quello che (quasi) tutti i romanisti pensano della Juve, facendosi così nemici (quasi) tutti i bianconeri nei secoli dei secoli. Quella di Francesco Totti, che è entrato negli ultimi minuti perché era buono e giusto che partecipasse anche lui a questa vittoria. E Spalletti, al contrario di quello che aveva fatto a San Siro contro il Milan, ha capito.
Dopo una vita da Capitan Futuro, per Daniele De Rossi c’è un presente che si fa sentire: tre gol nelle ultime tre partite. DDR ha deciso che era tempo di mettersi anche a segnare, per dare una mano nella rincorsa al secondo posto. Il Napoli aveva sorpassato nel pomeriggio, Dzeko era in tribuna con la bellissima figlia Una, Totti in panchina. Serviva qualcosa in più e lui l’ha dato: «Questa è una vittoria importantissima, perché siamo riusciti a tenere sotto il Napoli. È stata una partita difficile, ma dopo lo svantaggio iniziale siamo riusciti a reagire e l’abbiamo fatto nel migliore dei modi, contro una grande squadra. A questo punto vincere le prossime due diventa fondamentale. Abbiamo sentito il sostegno dei tifosi, mi piacerebbe fosse così in tutte le partite, non solo contro la Juventus. Il mio futuro? Quello che conta è il risultato che c’è sul tabellone». Ma come ha detto Monchi, quando due persone vogliono la stessa cosa bisogna essere dei fessi per non farla capitare.
Radja Nainggolan ha giocato sul dolore di un polpaccio tormentato a San Siro. Ma non voleva perdersi la Juve per niente al mondo e anche i fischi dei tifosi bianconeri, per lui, sono stati bellissimi. Chiede una sola cosa: giocare a Roma fino al termine della carriera. Il gol di ieri vale come una firma. Il 17 giugno 2001 Buffon, con la maglia del Parma, consegnò a Totti lo scudetto che il numero 10 aveva sempre sognato: quello nel suo stadio, con la maglia che non avrebbe mai tolto per tutta la vita e davanti alla sua gente. Sedici anni dopo si sono rivisti in campo per pochi minuti, ma di sicuro a Gigi non è dispiaciuto che a sorridere, almeno per una sera, sia stato Francesco. Buffon vincerà il suo scudetto domenica prossima e Totti gli farà i complimenti.