Perché non essere diverso da qualsiasi altro «professionista» di un mondo pallonaro che si è trasformato radicalmente, in peggio, nei venticinque anni di una carriera da applausi a scena aperta? Perché costringerci allo strazio di vederti con gli scarpini e una maglia diversa, qualsiasi fosse, Real Madrid compreso? Perché, in alternativa, andare a svernare in qualche cimitero degli elefanti del Dio pallone? No, non può essere sufficiente nessuna motivazione economica a darci una risposta plausibile a una scelta, credimi, che qui, a casa tua, tra la tua gente, tra tutti quelli che ti hanno amato e continuano a farlo, in pochi riuscirebbero a capire. E allora la risposta potrebbe sconfinare solo in pensieri maligni. Ovvero: è una scelta che faresti per far dire, soprattutto a chi non vuole bene alla tua Roma, che è stata la società a costringerti ad andare a chiudere il tuo percorso da calciatore da un’altra parte? Cioè te, contro la Roma? Sarebbe insopportabile. Di sicuro questa società non avrà centrato tutte le mosse, forse destabilizzata dal tuo nome, dalla tua carriera, dalla tua unicità, ma io non credo che ti abbia mancato di rispetto. Dodici mesi fa ti ha rinnovato il contratto per un’altra stagione, dicendo in maniera chiarissima che sarebbe stato l’ultimo da calciatore (anche se da queste parti in molti, tutti in malafede, hanno fatto finta di dimenticarsene), ti ha ribadito il contratto successivo, sei anni da dirigente, roba che non ha precedenti nel mondo del calcio, ha cercato in tutte le maniere di trovare un’uscita di scena condivisa, ma te niente.
Hai continuato per la tua strada, è un tuo sacrosanto diritto per carità, ma non è che l’entourage che da un po’ di tempo ti circonda, così diverso da Vito Scala, a suo uso e consumo ti ha convinto che sarebbe stato meglio continuare da qualche altra parte? No, Francesco, non sarebbe meglio così. Tu sei Roma. Tu sei la Roma. Per questo non posso e non voglio crederci. E allora mi aggrappo a due parole del tuo stringato comunicato. Le parole sono nuova sfida. Avessi scritto altra sfida, mi sarei rassegnato. Nuova sfida, invece, mi lascia lo spazio per credere che se è nuova è diversa. Quindi non da calciatore. Magari da dirigente della Roma, coma da contratto. Ci sarebbero tempi e modi per verificare in quale ruolo. Tanto Spalletti se ne va. Del resto, quale modo migliore ci sarebbe per continuare la tua carriera in rosso pompeiano e giallo ocra? Una carriera, sia chiaro, per la quale ho una sola parola: grazie. Perché io, inguaribile tifoso della Roma, un altro così non lo vedrò più.