Ci sono offerte che si possono rifiutare. Ed esempi che sarebbe meglio seguire, invece. Marco Di Vaio ha consegnato a Francesco Totti l’una e l’altra cosa. Gli ha detto: vieni a giocare una stagione o quel che ti pare a Bologna. Può farlo: lì lo hanno messo a fare il club manager, cioè qualcosa che sta in mezzo tra società e squadra, un po’ ponte un po’ cuscinetto ammortizzatore. Totti ha ringraziato sentitamente e ci ha persino riflettuto, più a lungo della media ottenuta da altre proposte analoghe. E’ persino possibile ci stia pensando ancora, visto che ieri lo hanno fotografato, l’immagine a sinistra canta, a Montecarlo in compagnia del Di Vaio, appunto. Un incontro talmente segreto che la direzione dell’hotel Cipriani, dove i due (ex) calciatori hanno mangiato, ha chiesto e ottenuto una serie di scatti da sistemare su Instagram.
IL RUOLO – Alla fine è ancora probabile che Totti continui a rifiutare l’offerta proposta da Di Vaio e segua invece il suo esempio. Alla Roma continuano ad aspettarlo per il cambio di distintivo, da giocatore di commovente talento a dirigente. Ma non scommettiamoci sopra la strada di casa. Francesco, anche in virtù dell’abitudine accumulata nel corso dei venticinque e più anni di carriera, continua a mangiare, a dormire e a vivere da atleta. Dunque se dovesse saltargli il grillo di andare avanti – beninteso indossando una maglia diversa da quella della Roma, che si è staccata di dosso con gli occhi del Gatto con gli Stivali di Shrek – non dovrebbe fare altro che rivestirsi da attaccante e andare in campo a miracol rimostrare. Per quel che i suoi quarant’anni gli permetterebbero, e comunque non sarebbe poco. Resta il fatto che di andare a tramontare altrove Totti non ha molta voglia, nonostante la passione per il gioco (Montecarlo non c’entra nulla) che ancora lo mangia. La prossima settimana Totti, visto nei giorni scorsi a Milano prima di arrivare nel Principato, sospenderà i suoi giri e incontrerà il direttore sportivo Monchi, a sua volta di ritorno da Boston. Capirà esattamente che cosa voglia da lui la Roma e Monchi gli ripeterà: vieni un po’ in giro con me per l’apprendistato, poi ti ritaglieremo il ruolo di direttore tecnico che desideri. Ovviamente Totti deve prima capire di che cosa saranno riempite quelle parole oggi vuote, direttore tecnico. Avrebbe voluto chiederlo a James Pallotta, che però aveva altro per il cuore.