Lo dice scherzando l’assessore all’Urbanistica, Luca Montuori, che sul progetto del nuovo stadio della Roma si gioca molto: «Abbiamo moltiplicato i pani e i pesci». Il riferimento è al ricongiungimento tra via del Mare e via Ostiense nel tratto tra il Gra e il “nodo Marconi”, una delle opere principali per la viabilità nella zona di Tor di Valle quando nascerà l’impianto della squadra giallorossa: prima con 38 milioni di euro si coprivano i primi 3,8 km. Ora, con lo stesso costo di km se ne copriranno 6,8. Si risparmia, spiega Montuori, su «cavalcavie, ponti e rotatorie», prima necessari perché «l’impatto a terra del precedente progetto era nettamente superiore. Oggi, avendo più spazio, questo intervento ha un impatto minore e costa di meno». Come di meno valgono le opere pubbliche approvate ieri nella delibera di giunta che dà il via libera al nuovo stadio: prima costavano 440 milioni, ora sono “solo” 120. Frutto delle cubature ridotte del 50% che hanno consentito l’accordo tra M5S e As Roma dopo il caos dello scorso febbraio. Il comunicato del Campidoglio riporta le principali novità, già tutte illustrate in questi mesi: dal taglio delle tre torri agli edifici costruiti a basso impatto ambientale fino, appunto, alle opere pubbliche sulle quali, la giunta «adotterà ogni opportuna iniziativa per sviluppare un’azione di vigilanza, verifica e controllo. Il mancato rispetto anche di una sola delle condizioni necessarie comporterà la decadenza del confermato pubblico interesse». Fuori dalla delibera resta il Ponte dei Congressi che, afferma Montuori, «verrà realizzato con i fondi del Cipe perché è un’opera di interesse strategico nazionale».
Ora la tabella di marcia prevede un passaggio rapido della delibera presso i municipi interessati, il IX e l’XI. Le cose, però, potrebbero non andare così lisce. In IX, infatti, la maggioranza M5S non sembra proprio compatta con malumori che potrebbero portare addirittura a un parere negativo (per quanto non vincolante ma simbolicamente e politicamente pesantissimo). Nei giorni scorsi, per mediare, in municipio si sono visti il capogruppo in Aula Giulio Cesare, Paolo Ferrara e il consigliere Pietro Calabrese. «Mi aspetto di andare avanti secondo gli impegni che abbiamo preso e concordato», ha spiegato ieri la sindaca Virginia Raggi che deve fare i conti anche con un dissenso interno al Campidoglio. La consigliera capitolina Cristina Grancio ha ancora molti dubbi e con lei altri 6 o 7 pentastellati. Nella road map della giunta, la delibera dovrebbe ritornare in Aula il 12 per essere votata entro il 15. Andare oltre potrebbe rimettere in discussione tutto, con la Roma che guarda dalla finestra e la base dei grillini romani pronta a dare battaglia.