Carlo Tavecchio, grande capo del calcio italiano, nel doppio ruolo di presidente della Federazione appena riconfermato e di commissario della Lega serie A, è abituato ad affrontare problemi e grane. «Ma questa è grossa…», ammette. L’ asta dei diritti tv, un affare da un miliardo di euro, vissuta e gestita da commissario della Lega, un organismo diviso, ricco di gelosie, dove presidenti-direttori generali-amministratori delegati fingono amicizia, ma poi sono pronti a farsi ogni tipo di dispetto, sta diventando il caso dell’estate del pallone.
Dica la verità presidente Tavecchio: non se l’aspettava una vicenda così complicata? «Francamente no».
Ma conosce il calcio, i suoi protagonisti, le loro virtù e debolezze (comprese le sue). Affrontata l’asta atto primo, finita ieri nel peggiore dei modi, il commissario Tavecchio già sta pensando al secondo atto, un’altra asta. Lei comunque non si arrende? «No, non sono io la parte in causa. Non si arrende la Lega che rappresento. Il calcio italiano, in questo caso, la serie A, ha un suo valore, una sua dimensione che devono essere rispettate con offerte congrue. Quelle di ieri non lo sono state».
Ma il bando proposto ai vari network televisivi rischia di non accontentare nessuno. Mediaset-Premium lo contesta da una parte, Sky sostiene che il suo prezzo è giusto, Vivendi per ora non gioca la sua partita, almeno ufficialmente, Telecom sta dietro le quinte. Insomma una sceneggiatura difficile da interpretare… «Va bene tutto, d’accordo. Ma la Lega non è certo obbligata a svendere il suo prodotto di alto valore, considerato in tutto il mondo».
Adesso, presidente non esageri… «Guardi che in Spagna, in Inghilterra, in Germania, i diritti tv hanno una forbice che va da 1 a 2 miliardi. Il miliardo complessivo da noi valutato ha quindi una sua forte motivazione, basi logiche. Per questo riteniamo che le offerte pervenute non rappresentino il valore reale del massimo campionato».
C’è chi sostiene che il bando per piattaforme non funzioni. Meglio vendere il prodotto per fasce… «Abbiamo costruito la nostra tipologia anche su indicazione dell’Authority. Le piattaforme sono equilibrate. I nostri interlocutori devono capire che non abbiamo alcun obbligo ad accettare offerte che non ci convincono».
E adesso? «Studieremo il caso, c’è al lavoro una Commissione di alto livello presieduta dal dottor Nicoletti, uomo esperto, che studierà il caso. Sarà valutata ogni opzione».
Il tempo però passa… «Nessuna fretta, si può andare tranquillamente a novembre-dicembre».
E magari nel frattempo creare anche un canale televisivo gestito dalla Lega? «È un’operazione complicata, ma quando parlo di opzioni e alternative c’è anche questo». Meglio pensare per oggi a Italia-Liechtenstein, ci si diverte di più.