Manolas-Dzeko, atto secondo. Dopo la lite in campo al triplice fischio di Bosnia-Grecia e dopo le accuse del difensore, che aveva giudicato i fischi all’inno nazionale «vergognosi e irrispettosi», è la controparte a dare la sua versione dei fatti. In primis parla il bomber giallorosso, che si era visto negare un rigore da tre punti a tempo scaduto e se l’era presa prima con l’arbitro e poi con il compagno di club, arrivando a mettergli le mani al collo: «Sono cose che capitano, quello che accade in campo resta in campo. Finisce lì e andiamo avanti». Capitolo chiuso, sembrerebbe. Edin però torna a puntare il dito contro gli avversari del girone di qualificazione ai Mondiali: «In Nazionale sono sempre a mio agio, ma sappiamo tutti come giocano i greci, come provocano durante la partita. Per questo è stata una sfida un po’ diversa dal solito, tutto qua».
La federazione bosniaca alimenta il caso e attacca Manolas: «Ha provocato i nostri tifosi, continuando ciò che aveva iniziato lo scorso novembre ad Atene, dove aveva causato problemi dentro e fuori dal campo». Nel duro comunicato arrivano però anche le scuse per la reazione bellicosa avuta da giocatori e staff tecnico: «Chiediamo perdono alla Grecia per l’incidente dopo la gara e l’aggressione a un calciatore (Giannis Gianniotas, ndc). Il comportamento del vice-allenatore verrà analizzato e verranno presi provvedimenti». A Dzeko il sorriso è tornato subito: ha giocato e segnato il 4° gol per le All-stars del Wolfsburg nel match celebrativo per i 20 anni dalla prima storica promozione in Bundesliga.