L’ Assemblea capitolina approva con 28 voti della maggioranza M5S la delibera di pubblico interesse del nuovo progetto «Stadio della Roma»: unica modifica la garanzia che sulla Roma-Lido arriveranno cinque treni nuovi e non più solo tre. E l’ippodromo di Tor di Valle, virtualmente demolito con la decadenza del vincolo posto da Margherita Eichberg, rinasce incredibilmente a pochi metri da quello che salterà in aria col tritolo. La tribuna disegnata nel 1959 dal’architetto Julio Lafuente sarà infatti ricostruita nuova di zecca, tale quale a quella appena «svincolata» che sarà fatta brillare per far spazio all’arena giallorossa. Identica nel progetto originale, ma con il nuovo museo delle grandi architetture dello sport all’interno e un campo da calcio a otto davanti. Via l’ippodromo fatiscente brandito non solo dagli ambientalisti come un grimaldello per far saltare l’operazione Tor di Valle di Roma e Eurnova, in arrivo a poche centinaia di metri un fac-simile nuovo di zecca della tribuna firmata Lafuente.
Operazione da circa tre milioni di euro – extra progetto Tor di Valle – interamente a carico dei proponenti, Roma e Eurnova. Concordata con la Soprintendenza che oggi darà il parere ufficiale sul vincolo del «vecchio» ippodromo, quello da tirar giù. Nel quale è contenuta l’incredibile soluzione trovata dalla commissione regionale presieduta dal Soprintendente Unico Francesco Prosperetti per rispondere sia al procedimento avviato a metà febbraio da Margherita Eichberg, sia alla volontà di schivare ricorsi facili e maxi prelievi dalle casse dello Stato. Cioè: il vincolo posto a metà febbraio da Eichberg non è «sull’oggetto intrinseco», quindi non una tutela d’acciaio sull’ippodromo come funziona per il Colosseo; ma è sul valore di «testimonianza» della struttura, una tutela più debole la cui conferma, unita al conflitto di pareri sull’iter e alla scarsa chiarezza sul requisito di età necessario al vincolo (50 o 70 anni), avrebbe portato il caso davanti ai giudici del Tar e del Tribunale civile con rischio di risarcimenti milionari.
In pratica scompare un ippodromo e ne compare un altro, riprodotto fedelmente a pochi metri da quello originale, che cristallizza il valore testimoniale dell’opera firmata Lafuente lasciando campo libero alla demolizione della struttura fatiscente e piena d’amianto. Questo parere, insieme alla delibera approvata oggi dall’Aula e al nuovo progetto elaborato dai proponenti (nei prossimi giorni arriveranno anche alcune modifiche ritenute «marginali»), arriverà oggi in Regione, che entro cinque giorni dovrà notificare la ricezione del materiale a tutte le parti coinvolte nella Conferenza dei servizi. Dopodiché, entro venti giorni da oggi, ci sarà la convocazione del tavolo interistituzionale. Il nuovo iter per lo stadio è avviato, insomma. Ora la partita si gioca sui pareri degli Uffici che dovranno convergere nella Conferenza decisoria: tra i tanti nodi da sciogliere ci sono quelli relativi a sicurezza (la Prefettura aspetta la relazione dei Vigili del fuoco) e mobilità (il ponte di Traiano potrebbe rientrare nel computo delle opere pubbliche se non arriva certezza del ponte dei Congressi il cui iter è ancora bloccato).
Ma il sì politico c’è. «Grazie a Virginia Raggi. Lo Stadio della Roma darà una nuova casa ai nostri tifosi e porterà grandi benefici alla città», ha twittato il presidente giallorosso James Pallotta appena arrivato l’ok alla delibera. Che, con Raggi seduta nel suo scranno, non è stato sofferto, come da programma: 28 voti della maggioranza M5S (più uno di Forza Italia), assenti la dissidente sospesa Cristina Grancio più le consigliere «perplesse» Monica Montella e Gemma Guerrini. «Assenze programmate, avevano impegni personali», ha detto il capogruppo Paolo Ferrara senza riuscire a fugare i dubbi sul dissenso interno.