Tra una visita alla Statua della Libertà e una al Rockfeller Center, Kevin Strootman non dimentica la Roma. Posta foto, video in cui si allena in palestra, perché finalmente la sua è un’estate normale, interagisce con i tifosi e pubblica anche la quinta puntata della rubrica di Eurosport «Roma, la mia città natale». Dopo quattro anni in Italia, l’olandese che ha nel Dna il romanismo (copyright Daniele De Rossi) ha tirato le somme della sua esperienza, consapevole di essere diventato uno dei cardini della squadra: dopo Florenzi e lo stesso De Rossi, è quello che è da più tempo in giallorosso, essendo arrivato nell’estate del 2013. «Qui le persone – racconta Strootman – vivono e respirano calcio tutta la settimana. Se parli con la gente il lunedì pomeriggio, loro pensano ancora all’ultima partita. Se parli con loro martedì, il pensiero è tutto sulla prossima partita».
SEMPRE DERBY – Niente di nuovo per chi a Roma è nato, ma per lui, che veniva dall’Olanda, tutto è stato nuovo, almeno all’inizio. Derby compreso, anche se qui è più diplomatico: «Roma è una bellissima città con due squadre: tu sei un tifoso della Roma oppure della Lazio. Puoi sentire questo per le strade, ci sono due gruppi diversi e si trattano sempre con rispetto reciproco. Magari non tanto durante la partita, ma di solito c’è abbastanza rispetto». Abbastanza, appunto. Meglio non sbilanciarsi, ma Strootman per primo sa che il derby, tra gol, assist, liti con avversari e simulazioni, non è mai stata e mai sarà una partita come le altre.