C’è l’allenatore, Eusebio Di Francesco, non (ancora) la squadra, la Roma. Chiamatelo comunque, se volete, ritiro. Sì, di quelli in cui ci si può nascondere in attesa che quella squadra diventi una squadra vera, completa. Sono le preparazioni moderne, quelle mordi e fuggi, quelle della passerella per chi parte delle retrovie o quelle che servono come lancio per le ricche tournée. Di Francesco, dal 7 al 14 luglio potrà lavorare a Pinzolo con pochi intimi e, a occhio e croce, con pochissimi titolari.
MORENO VA KO – Le Nazionali gli hanno portato via in un colpo solo gente come De Rossi, Nainggolan, Strootman, per non parlare poi dei vari Ruediger, Manolas, Fazio e l’elenco è ancora sostanzioso (e per via del mercato aperto, ovviamente rivedibile), vedi El Shaarawy, Dzeko e il nuovo acquisto Moreno, rapito pure lui dalla meravigliosa e utilissima Confederations Cup e peraltro uscito per un infortunio muscolare ieri sera al 68’ della partita tra il Messico e la Nuova Zelanda. Il lavoro di Pinzolo dovrebbe essere la base, che immediatamente crolla proprio per via delle numerose assenze. E la cosa fa riflettere più di altre volte, perché quest’anno la Roma riparte con una guida tecnica nuova e, come non mai, c’è necessità di conoscersi subito e poter lavorare nello stesso posto senza essere stressati da spostamenti aerei e partite assolate. Che per carità, portano pure soldi. La vera Roma nascerà in Usa, a Pinzolo (l’accordo viene siglato anno per anno) si fa l’aperitivo. Per molti allenatori questo non è calcio, vedi Sarri che si aggrappa alle sue tre settimane di Dimaro come un Koala all’albero. Il Napoli incasserà qualche soldo in meno ma, in generale, correrà di più. Ma al di là dell’aspetto fisico, ciò che sarebbe importante per la Roma è poter lavorare sui diversi metodi tattici, perché dallo stile Spalletti siamo passati a quello di DiFra. Dal 4-2-3-1 al 4-3-3, da un Nainggolan che ha fatto prevalentemente il trequartista al Nainggolan che dovrà fare (prevalentemente) la mezz’ala, almeno stando a quanto riferito il nuovo tecnico della Roma. Certo, il vantaggio è che, rispetto all’anno scorso, non c’è una grande fretta, perché la Roma non sarà impegnata nel preliminare di Champions. Cosa potrà trasferire, Eusebio, ai vari Ponce, Capradossi, Vainqueur, Sadiq, Zukanovic, Iturbe, Castan e Doumbia? Parliamo di calciatori che a Pinzolo potrebbero anche non esserci, visto che sono tutti nella lista dei partenti. Della rosa di prima squadra si contano Lobont, Alisson, Juan Jesus, Mario Rui, Peres, Gerson, Perotti, più Florenzi ed Emerson, che sono infortunati e in quel periodo non saranno disponibili al cento per cento. Prima difficoltà, questa, per Di Francesco, abituato sempre a lavorare in maniera totalizzante fin dai primi giorni di preparazione. Il salto nella big significa cambiare programmi e strategie, dovrà farci l’abitudine. Del resto, Eusebio c’era quando, nel 2000, a Kapfenberg stava nascendo la Roma dello scudetto, ma in quel ritiro tanti big non c’erano perché reduci dall’Europeo in Belgio e Olanda. Di Francesco già correva più veloce di tutti i ragazzini presenti in Stiria e dei suoi pochi compagni della prima squadra (Lupatelli, Rinaldi, Mangone, Zebina, Tommasi, Di Francesco, Zanetti, Nakata e Poggi), ora dovrà far correre chi, forse, non gli servirà più di tanto. Per poi ricominciare a fare sul serio dagli States. Un ritiro in stile Juventus, che usa Vinovo per le prime sgambate e poi si muoverà in tournée al gran completo. Spalletti si era battuto, una decina di anni fa, per restare in ritiro a Trigoria. Almeno in questo, probabilmente, aveva ragione.