Nainggolan ha aperto le porte del suo negozio al nostro magazine internazionale. Stile, moda, tatuaggi: conosciamo meglio Radja fuori dal campo!
Credo il negozio abbia carattere e rispecchia il tuo… “Si è il mio genere di come vestirmi un po più sportivo abbinato a volte al moderno della donna ma diciamo che è lo stile che piace a me”.
“Per me è importante che entri in un posto che non è soltanto la roba magari uno che viene a farsi un giro perchè gli l’aspetto del negozio che può essere importante. Come si sente quando uno entra, la particolarità. Abbiamo lavorato un po e come vedi ci sono dischi, fogli vecchi giusto per dare una particolarità al negozio che non è il classico con muri bianchi… sennò non hai questo calore quando entri al negozio”.
E la tendenza dei vestiti, vedo che è come il tuo… “Diciamo un po più fashion, street un po più verso la larghezza anche per la comodità perchè oggi i ragazzi si vestono in questo modo qua. Cerchiamo di rimanere nel mondi del momento e accontentare chi viene”.
Come è iniziata la tua carriera? “Ho iniziato a 4 anni, con mio nonno ho iniziato a giocare in una squadra giovane e mi è piaciuto. Oggi ho 29 anni, sto nel mio momento calcistico migliore. Sono più maturo, le cose vanno bene, ho un po’ di esperienza che è importante”.
Nainggolan non è un nome belga… “No è indonesiano, mio papà è indonesiano. Lo porto con orgoglio perché si vede che non sono belga puro devo dimostrare le mie origini. Avrei potuto cambiarlo da piccolo ma lo porto con orgoglio2.
Sei mai stato in Indonesia? “Si, ci sono andato. Una bellissima esperienza e sicuramente ci tornerò”.
Ti senti un po’ romano? “No, però ti dico che mi sento un po’ italiano. Sono 12 anni che sono qui, conosco tanti posti, a Roma sto vivendo benissimo, sono molto felice, so cosa vuol dire giocare per i colori della Roma e sono felice e orgoglioso di far parte di questa squadra”.
Oltre alla passione per la moda e per il calcio ti piacciono anche i tatuaggi…“Anche questa è una passione è iniziata con dei significati poi mi piace l’arte in generale. E’ diventata una malattia come è per i vestiti e per le macchine. Li porto sulla mia pelle e hanno anche tanti significati importanti per la mia vita”.
Raccontano una storia? “Non per forza una storia. Adesso ho il mio numero preferito, la data del mio matrimonio, il nome di mia madre, il Buddah indonesiano che mi riporta alle origini”.
C’è anche un Ninja… “Si, è il mio soprannome. Se c’è un soprannome vuol dire che qualcosa di importante e di buono l’ho fatto. Sono soddisfatto per questo”.