Il riscatto del «problema» Borriello e quelli di Bertolacci, Rosi, Guberti contro gli arrivi di Karsdorp, Moreno e – domani a Fiumicino, salvo sorprese – Gonalons, a fronte delle cessioni di Salah e Paredes (anche lui domani). In attesa, naturalmente, di definire la questione Manolas. Speedy Monchi, come qualche tifoso lo ha ribattezzato, entro il 30 giugno ha già concluso tre operazioni, una novità rispetto al passato, visto che il suo predecessore, Sabatini, il primo anno, nel mese di giugno, aveva solamente chiuso trattative già avviate e che era costretto a risolvere entro tale data. Va detto, però, che l’ex direttore sportivo trovò un parco giocatori messo a bilancio per appena 34 milioni e una società da ricostruire completamente in cui lui faceva praticamente tutto, mentre Monchi si ritrova un gruppo da Champions, e non da preliminari di Europa League, che vale circa 200 milioni ed è inserito da tempo in un contesto di prima fascia, con un management strutturato e una società consolidata, da quattro anni consecutivi sul podio del campionato.
VERSO PINZOLO – Nel primo ritiro dell’era americana nel 2011, quello passato alla storia per la faccia di Totti quando vide l’intervista di Baldini a «Repubblica» in cui era stato definito «pigro», Luis Enrique aveva tre portieri che non erano titolari e Stelekenburg arrivò in corso, in difesa solo Cassetti e Rosi che poi restarono, a centrocampo e in attacco il gruppo era più completo ma Lamela, Osvaldo, Gago, Kjaer e gli altri non erano ancora stati presi. Stavolta, invece, esclusi i nazionali, Di Francesco avrà i nuovi a disposizione tra montagna e soprattutto Stati Uniti. Monchi, infatti, sta cercando di consegnarli la rosa completa per fine luglio, per dare al nuovo allenatore almeno tre settimane di tempo per poter lavorare in serenità, considerando che la Roma non avrà neppure i preliminari di Champions, come lo scorso anno.
LAVORI IN CORSO – Mancano ancora parecchi tasselli, in entrata e in uscita, ma visto che la Roma, partite escluse, in America farà tappa a Boston, i calciatori avranno la possibilità di lavorare con il nuovo allenatore per un paio di settimane di fila, in campo e fuori. Conoscersi tatticamente e umanamente: Monchi e Di Francesco stanno cercando di fare in modo che ci siano pochi arrivi (e partenze) last minute, per fare gruppo fin dai primi allenamenti e vedere subito chi può essere utile – e come – alla causa. Anche perché quel «voglio lavorare sulla specificità dei ruoli» detto dal tecnico in conferenza stampa è stato condiviso pienamente dal direttore sportivo, fin dai primi incontri qualche mese fa. Speedy Monchi è già all’opera, dalla prossima settimana toccherà a Di Francesco.