Come è cambiata la tua carriera in questi anni? La Roma è un sogno che si realizza?
“È un motivo di grande soddisfazione. Non sono un grande sognatore, ma è stato un po’ come il percorso che ho fatto da calciatore, sono partito dal basso e ho fatto le mie esperienze per arrivare a questa grande possibilità, che cercherò di sfruttare al meglio. Sono sereno e convinto che sarà una grande annata”.
31 anni fa giocavi nelle giovanili dell’Empoli. Che ricordi hai? “Fu una grandissima esperienza, andai in una società professionistica. Mi viene da sorridere, all’epoca non sapevo nemmeno cosa fosse un allungamento… Fa capire quanto sia grande il salto tra dilettanti e professionisti. Per me è stata un’esperienza unica, ho messa in mostra le mie qualità tecniche e umane, un motivo di crescita grandissima”.
Tuo figlio Federico? “Ha fatto bene ma deve continuare il suo percorso di crescita, lo dico da allenatore: ha dimostrato di avere delle qualità ma deve dare continuità. Nel calcio arrivare è facile, rimanere è difficile. La mia famiglia è alla base delle mie fortune. Ripenso sempre alle parole di mio padre, che ho visto piangere per la promozione del Pescara in B”.
Ora cosa ti hanno detto i tuoi genitori, visto che in famiglia ci sono tifosi della Roma… “A partire da Federico, anche se mi dice che non lo devo più dire. È cresciuto nello spogliatoio di Trigoria. C’era Totti che lo prendeva in braccio. De Rossi invece? Era giovanissimo, ancora un ragazzino semmai ero io a portare in braccio lui (ride, ndr). Federico dice che è il suo idolo, giustamente, ha quel senso di appartenenza alla Roma che è importante avere”.
Due anni fa speravi nello scudetto della Roma. Quindi quest’anno se non vinci… “È un motivo di pressione in più per questa stagione (ride, ndr)”.
Il tuo staff, tutto abruzzese. “C’è Danilo Pierini, che conosco dai tempi del Val di Sangro e da allora è un mio stretto collaboratore. Poi c’è Nicandro Vizoco, non sarà con me invece Franco Giammartino, la Roma ha un centro americano che lavora dal punto di vista della metodologia del lavoro e non vuole rompere gli equilibri, ma Franco verrà a lavorare con me in futuro. Poi c’è Stefano Romano, che ha avuto la sua prima esperienza da allenatore professionista ed è cresciuto bene, ha tanta voglia di imparare”.
Allenerà la tecnica? “Diciamo che in Serie A i giocatori dovrebbero già averne tanta, di tecnica. Vi assicuro che parteciperanno anche i più vecchi, ho visto Cannavaro che a 35 anni si allenava sulla tecnica… Significa che si può sempre migliorare”.
Ti vedi allenatore di Federico un giorno? “Non mi ci vedo, un gruppo ha bisogno di equilibri e ci sarebbe troppo condizionamento da parte di entrambi. È giusto che vada per la sua strada”.
Dopo l’Europa League col Sassuolo, la Champions con la Roma? “È stata una grande esperienza, spero di ripercorrerla anche con la Roma”.
Cosa manca alla Roma per fare qualcosa d’importante? “Una risposta la posso dare sul lavoro. Posso dare quello che è il mio modo di vedere il calcio, quelli che sono pregi e difetti di una piazza che si esalta e si abbatte con poco. Dobbiamo creare un gruppo: società, ambiente, squadra, compattarlo per dare quell’immagine di positività. Ovvio che poi dipende dai risultati, siamo legati a questo, però la forza sta nel non abbattersi nei momenti di difficoltà. Ho avuto la fortuna di vincere lo scudetto a Roma. Ho vissuto quel grande gruppo, per vincere qualcosa d’importante bisogna ricreare i pressupposti per avere all’interno una grande forza di squadra”.
Senza Totti? “Noi Totti ce l’avremo quasi sicuramente come dirigente. Al di là del ruolo che sceglierà. Ci ho parlato ultimamente. Sarei contento di averlo vicino, perché sarebbe un valore aggiunto. Ovvio che poi l’allenatore lo faccia io, però avere vicino un calciatore che conosce l’ambiente sarebbe una buona chiave di lettura per quei calciatori che conosco poco”.