Il preparatore atletico della Roma, Vizoco, ha rilasciato un’intervista a Roma TV, queste le sue parole:
Vi state trovando bene? Sfida lanciata con Tomei? “Ci stiamo trovando benissimo, ci hanno accolti benissimo e sapevamo che il mister godeva dell’affetto dei tifosi e viviamo del riflesso che ha il mister. Siamo contenti e cercheremo di fomentare l’affetto nei nostri confronti.”
Ti ha detto che significa venire qua? “Ci ha resi consapevoli dell’importanza dell’impegno, con tutte le difficoltà e pressioni. Ci ha resi partecipi perché è importante che noi siamo a conoscenza di tutto.”
Come hai conosciuto Di Francesco? “Attraverso un incontro casuale, aveva preso un anno di pausa e aveva terminato il ruolo da dirigente qui alla Roma e voleva riflettere sulla strada da percorrere. Uno dei suoi primi impegni fu formare uno staff tecnico e tra le persone che intervistò ci fui io e mi affiancò al mister Pierini. Intraprese poi la carriera da allenatore e l’ho seguito.”
Come è da allenatore? “E’ il più forte di tutti. Ho solo da imparare dal punto di vista tecnico, c’è sempre grande interesse dei giocatori in tutto ciò che propone. Questo vuol dire che la proposta è interessante e valida.”
L’importanza della preparazione atletica “La preparazione è un anello di una catena complessa e delicata. Un anello rotto può pregiudicare la stagione ma non è l’unico. Non si può determinare una stagione solo ritenendo che la preparazione è più o meno sbagliata. E’ sbagliato pensare che la preparazione sia sbagliata o perfetta.”
Nel tempo è cambiato il modo di fare la preparazione? “È cambiato il modello prestativo. Le velocità sostenute, le capacità dei calciatori grazie a percorsi personalizzati sono diversi. Poi ci sono le necessità e la volontà dei calciatori di intervenire subito con il suo lavoro. Gli allenamenti di Di Francesco sono sempre impegnativi. Noi dobbiamo monitorare la richiesta energetica che viene spesa e diventare complementari. Dobbiamo arrivare al 100% con la richiesta dell’allenatore.”
I calciatori hanno fatto i compiti a casa durante le vacanze? “Qualcuno sì, altri meno, ma è normale. Perotti è quello che mi ha impressionato di più e, nonostante tutto, si è lamentato in termine di fatica sostenuta”.
Quanto ci vuole per arrivare al top? “Dipende. Tutto è estremamente variabile. Ritengo serva tempo, così come all’allenatore serve il giusto per inculcare il suo metodo di gioco. L’importante è dare continuità nell’allenamento.”
E’ servita l’Europa League per conoscere la gestione degli impegni ravvicinati? “Assolutamente sì, era sconosciuto il fatto di fare 3 partite in una settimana. È stata un’esperienza formativa.”