Sembra impossibile, per uno che ha la maglia giallorossa tatuata sulla pelle (524 presenze e 54 gol, 389 e 37 in serie A). Eppure i giorni più sereni di Daniele De Rossi, ultimamente, sono quelli che passa in nazionale. L’ultimo «caso» è quello della perdita della fascia di capitano, nella Roma, dopo l’espulsione subita contro il Porto, al 40’ del primo tempo per un’entrata violenta su Maxi Pereira. Una decisione voluta da Luciano Spalletti, che l’ha giustificata con il codice di comportamento interno accettato da tutti i giocatori a inizio stagione. Il capitano contro il Cagliari è stato Alessandro Florenzi, il vice-capitano era Kevin Strootman. La durata della punizione sarà decisa dall’Uefa. Sarà lunga, infatti, quanto la squalifica che sarà inflitta a De Rossi per la Champions League (ma da scontare in Europa League, dove la Roma è scivolata dopo la sconfitta contro il Porto). La previsione è tre turni. In questo caso Daniele – dopo Cagliari – resterà senza fascia anche contro la Sampdoria (domenica 11 settembre, all’Olimpico, alle 15) e contro la Fiorentina (domenica 18, in trasferta, alle 20,45).
Difficile, ma non impossibile, che la Uefa faccia uno sconto. Dipende dal referto dell’arbitro polacco Marciniak, ma, per un «rosso diretto per gioco violento», la sentenza sembra già scritta. De Rossi non ha voluto commentare la decisione di Spalletti. Sa di avere sbagliato ed è il primo ad avere capito quanto sia stato grave lasciare la squadra in dieci (e poi in nove per l’espulsione anche di Emerson Palmieri). A differenza di altre squalifiche del passato, come quelle della gomitata a Srna in Champions o del pugno a Mauri in un derby, questa volta si è trattato di un fallo di gioco. Inutilmente duro e in una zona del campo molto lontana dalla porta giallorossa (ma stava per partire un pericoloso contropiede). Il contratto di De Rossi scade a giugno e il suo futuro è un grande punto interrogativo. Suo e del club.