Un colpo a sorpresa, ma era nell’aria: Francesco Totti è passato a Trigoria, quella che per venticinque anni è stata la sua casa da calciatore, nato e cresciuto lì. Ha incontrato Mauro Baldissoni, dg della Roma, tornato nella Capitale dopo un soggiorno brevissimo a Pinzolo, l’amministratore delegato Umberto Gandini e infine il ds Monchi. Si può dire: Totti riabbraccia la Roma. Fervono i preparativi della trasferta negli Usa e Francesco ha incontrato tutti i dirigenti e si è trattenuto una mezzora in più con il ds spagnolo, anche lui di passaggio nella Capitale (è stato a Londra da Pallotta ed era in partenza per Siviglia). Totti e Monchi, di nuovo a colloquio dopo settimane di silenzi e di dubbi e dopo le parole dolci che lo spagnolo ha dedicato al Capitano. Un colloquio, fanno sapere i dirigenti della Roma, molto positivo. Nel quale si sarebbero gettate le basi per il futuro, quel futuro da dirigente che era scritto in quella carta privata passata in consegna dalla famiglia Sensi alla proprietà americana. Di rinnovo in rinnovo, quella era l’unica certezza: Totti sarebbe stato dirigente della Roma dopo la carriera da calciatore, terminata in lacrime dopo il 28 maggio e quella partita infinita tra Roma e Genoa, che ha ridato alla squadra giallorossa l’accesso diretto in Champions League.
DAI SILENZI A OGGI – Totti in queste settimane si è chiuso nel suo silenzio, tra una spiaggia e l’altra: prima a Mykonos, poi a Sabaudia poi a Ibiza, sempre a stretto contatto con la sua famiglia, che lo ha consigliato e assistito in ogni momento di dubbio, di difficoltà. Totti ha ascoltato ogni tipo di proposta e ce ne sono state, di ogni genere: poteva giocare a Miami, oppure a Tokyo, o in Cina. Negli Emirati. Giocare sarebbe stata la cosa migliore per lui, perché Totti si sentiva calciatore e quello avrebbe fatto ancora per un anno. Ma lo avrebbe voluto fare nella Roma, che invece gli ha fatto capire a più riprese che era il caso di smettere. Le parole di Monchi («Totti deve aiutarmi a capire cosa significhi Roma e la Roma») e quelle di Di Francesco («Ho bisogno del suo supporto») lo hanno convinto a rivedere i piani e a dimenticare il rancore, nonostante qualche rapporto con alcuni dirigenti non funzioni come dovrebbe. Totti avrebbe scelto di restare a Roma e ieri con Monchi ha parlato proprio di questo. Roma, Trigoria, per continuare un’avventura cominciata 25 anni fa, con la maglietta e i pantaloncini addosso e poi con la fascia di capitano al braccio. A Monchi ha ribadito quelle che sono le sue esigenze, la sua volontà: vuole restare come dirigente “tecnico”, perché ama il campo e ama stare con i giocatori. Un ruolo di campo e Monchi ha detto di sì. Starà vicino a Di Francesco e a Morgan De Sanctis, che sarà una sorta di team manager. Totti non andrà in America con la squadra e comincerà la sua avventura con la Roma, al ritorno del gruppo dagli Stati Uniti, il 31 luglio. A meno che Pallotta, che ha in programma di tornare a Roma da Londra prima della partenza per gli Stati Uniti, non riesca a convincerlo a seguire la squadra per la tournée. Diciamo pure che – a meno di ripensamenti – dal primo di agosto Totti rifarà parte della Roma, anche se il ruolo dovrà essere definito al meglio, ma le caratteristiche sono già chiare. E il contratto, quella carta privata, dovrà essere ratificato in moduli federali. Questo è necessario.
CHECCO E LA TV – Francesco in queste settimane è stato gratificato anche dalle proposte che gli sono arrivate dalle varie televisioni: Sky, Mediaset, fino alla Rai. Non può accettare un ruolo “fisso” come opinionista stagionale, ma a tutti ha fatto sapere che sarà disponibile per ospitate ovunque. Anche perché ora, da dirigente della Roma – quello voleva – , gli verrà richiesto di rappresentare i colori giallorossi anche nelle sedi televisive. Totti riabbraccia la Roma, del resto è quel che ha sempre desiderato. Non ha mai chiesto di fare l’uomo immagine, voleva un compito più operativo e quello alla fine avrà. Con i suoi compagni e con il suo amico De Sanctis. Totti torna a essere un pezzo di Roma. E se fosse stato qui a Pinzolo, tutto avrebbe avuto un altro sapore. Ma meglio tardi che mai.