Aleksandar Kolarov è un nuovo calciatore della Roma. Manca l’ufficialità ma il serbo ha vinto allo sprint il testa a testa con Barreca. Decisiva la volontà di Monchi che non ha voluto sottostare alla tempistica dettata dal Torino (in trattativa con il Genoa per il sostituto Laxalt e volto ad attendere un rilancio giallorosso, fermo all’offerta di 12 milioni + 2 di bonus) chiudendo con il Manchester City per l’ex laziale. L’accelerazione decisiva è arrivata giovedì notte quando il ds, in compagnia dell’agente Berti, ha trovato l’intesa 6,5 milioni complessivi (divisi in una prima tranche di 5 e 1,5 di bonus, più triennale al calciatore) incurante del fuso orario statunitense, arrivando a chiudere l’affare intorno alle 4 italiane. Nel frattempo il calciatore aveva già ricevuto il via libera da Guardiola: «Non mi piace lavorare con persone che non vogliono rimanere. Kolarov ha una grande opportunità di andare alla Roma e ha detto che vuole andare via». Detto, fatto. Da Houston il serbo ha raggiunto in nottata i nuovi compagni a Boston, senza passare per l’Italia.
L’ADDIO POLEMICO – Paradossalmente, nonostante il costo esiguo dell’operazione, Kolarov è l’acquisto più importante sinora effettuato da Monchi perché va a chiudere una falla sulla fascia sinistra che si era aperta a livello tecnico con il ko di Emerson e numerico con l’addio di Mario Rui. A sette anni di distanza, il difensore torna a Roma dopo aver vestito per un triennio la maglia della Lazio. Trascorso che gli è valsa qualche polemica nelle ultime ore, tra chi ha ricordato una recente intervista conclusa con un «Forza Lazio» e una promessa stile Capello: «Tornerei in Italia, mai alla Roma». Ad onor del vero va anche ricordato come l’addio di Kolarov in biancoceleste non fu esente da polemiche. E questo perché il serbo, prima di essere ceduto al City, ebbe dei problemi con la parte calda del tifo laziale. Era l’anno della rincorsa di Ranieri e il motivo del contendere fu Lazio-Inter con la gran parte del pubblico laziale che allo stadio decise di tifare i nerazzurri, avversari di Totti e compagni per lo scudetto: «Questa non è più passione, si va oltre la rivalità sportiva, oltre il buon senso – sbottò Kolarov tornato in patria – Diventa una malattia. La gara è stata surreale. Immaginate come si possa giocare ascoltando il coro ‘Se vincete ve menamo’». Parole che lo accompagnarono poi alla cessione al City.
E ORA LA PUNTA – Con Kolarov, siamo a – 3 nella lista compilata da Di Francesco. All’appello mancano un difensore centrale, il sostituto di Salah e il vice Alisson (individuato in Mirante, visto che Diego Alves non ha aspettato i giallorossi, accasandosi al Flamengo) che però è subordinato alla partenza di Skorupski. L’esterno alto a destra per ora ha un nome e cognome: Riyad Mahrez. L’ulteriore conferma arriva dalle parole del tecnico del Leicester, Shakespeare: «È arrivata un’offerta ed è quella della Roma ma è stata ritenuta bassa». Ballano almeno 12 milioni tra la richiesta di almeno 35 milioni del club inglese e la proposta giallorossa (23). Quella per l’algerino rischia di diventare una trattativa lunga ed è per questo motivo che Monchi tiene calda una pista alternativa che porta a Suso, ancora alle prese con una questione contrattuale non risolta. Situazione analoga a quella che sta vivendo Manolas. Con i quattro centrali in rosa (due destri e altrettanti mancini), più l’arrivo di Kolarov, schierato al centro della difesa da Guardiola lo scorso anno, a Trigoria non hanno fretta. L’impressione è che se arriverà la new entry, uno tra Fazio, Manolas e Juan Jesus partirà. Di Francesco si augura che non sia il greco. Monchi è atteso negli Usa lunedì: dal suo sbarco, ogni momento sarà buono per l’ufficialità del rinnovo di Nainggolan.