«La Roma è cresciuta tanto». Eusebio Di Francesco mette la firma su una serata che non può esaltare – siamo a appena fine luglio – ma certamente confortare. Il Tottenham è sconfitto, ma conta il giusto. Conta piuttosto la qualità messa dentro il primo tempo, la disponibilità mostrata dai giocatori verso un progetto tattico differente.
DIFFERENZE – Perché una faccia diversa da quella che è stata nell’ultimo anno mezzo con Spalletti, la Roma l’ha già mostrata contro il Tottenham. Squadra più corta, mentre l’attuale tecnico dell’Inter nell’ultima stagione ha più volte sottolineato l’esigenza di allungarsi di più, ricercando spesso e volentieri la palla alta per Dzeko. Questa Roma batte strade diverse, il pallone si alza giusto per estrema necessità, o per qualche mancanza in fase di impostazione, leggi Manolas che più volte ha lanciato lungo in fase di uscita. Il resto è stata una linea difensiva che ha saputo scegliere – nel primo tempo, visto che nel secondo il Tottenham ha a lungo schiacciato i giallorossi – i momenti in cui alzarsi e quelli in cui scappare all’indietro. Altro punto: la ricerca costante, portata fino all’eccesso, del pressing sui difensori avversari. Contro il Tottenham s’è capito, una volta di più, perché Di Francesco chiede due giocatori praticamente dello stesso livello in ogni ruolo, condizione fondamentale per un gioco che fisicamente si annuncia dispendioso. E a maggior ragione per il tridente offensivo: sei giocatori per tre maglie servono eccome.
I SINGOLI – Serviva eccome uno come Aleksandar Kolarov alla Roma. Il serbo è stato tra i migliori del primo tempo, già perfettamente inserito nel gruppo Roma: «È stato ottimo per qualità tecnica e per personalità, in alcuni momenti della gara tende forse a chiudersi un po’ troppo», ha commentato il tecnico. Bene anche Bruno Peres sull’altra fascia, al netto di qualche leziosità di troppo nel finale. E in assoluto bene un po’ tutti gli uomini impiegati a centrocampo: Gerson è apparso vivo e coinvolto nel progetto, Strootman ha messo il piede in due dei tre gol con giocate identiche, dunque non casuali. In negativo, invece, va sottolineata la prestazione di Manolas, nervoso, distratto e impreciso oltre ogni ragionevole limite: oltre alle carenze in fase di impostazione, ha sulla coscienza anche la rete del 2-2 di Janssen. L’altro voto insufficiente lo merita Castan, che però ha l’attenuante di esser stato schierato fuori ruolo, terzino sinistro. «È mancata un po’ di verticalità, quando l’abbiamo fatto siamo stati pericolosissimi – ha chiuso Di Francesco –. Mi è piaciuto il piglio, il saper soffrire insieme. Per questo tutti sono sopra la sufficienza. È un ottimo inizio». Carezze da fine luglio.