Che numero di prestagione è?
“Il primo ritiro è stato nel 2001-2002, il ritiro dopo lo scudetto, tantissimo entusiasmo, non sono un fulmine in matematica, ma dovrebbe essere il sedicesimo, grande orgoglio, anche a livello fisico”.
Ripensi mai al tuo percorso? “Sì, ci ripenso, quando si è vecchietti calcisticamente parlando, si tende ad avere fretta, il tempo sta per scadere, bisogna conviverci, ne parlo con i giovani, godetevi tutto, anche la lontananza dalla famiglia, dagli amici, fare il calciatore è qualcosa di unico”.
Hai potuto studiare da Capitano, quest’anno ti tocca. Come la vivi? “Siamo tutti un po’ vedovi del nostro capitano storico, tra virgolette ho fatto il capitano l’anno scorso, era normale che Francesco avrebbe giocato un po di meno, dal punto di vista tecnico non cambia molto. Cambia perché manca il simbolo, chi portava la gente allo stadio, è una responsabilità in più per noi, per me in particolare. Prima o poi doveva succedere, non siamo eterni, nonostante Francesco lo sembrasse”.
Come vivi il fatto che le persone ti vedono come un simbolo, il tuo amore viscerale per la Roma? “La vivo bene, è un’onore, ho lavorato per diventare una persona importante per i tifosi della Roma, la pressione non l’ho mai sofferta troppo, a fine partita sento questa responsabilità, di essere un simbolo per i romanisti, a 34 anni devo dare un equilibrio a questa mia focosità in campo , la fascia mi aiuterà”.
Ti ha fatto strano lavorare con Di Francesco, tu che l’hai vissuto in maniera differente? “Sì, è strano, ma se fosse arrivato qualcun altro sarebbe stato uguale, il fatto che lo conosco è un vantaggio minimo, sono un giocatore come tutti gli altri, si lavora e basta, devo sudare e rispettare l’allenatore come tutti”.
Quando leggi che il 4-3-3 è lo schema, non ti preoccupa? “No, anzi forse è stato uno dei moduli più usati dagli allenatori che ho avuto, da Spalletti a Garcia, stiamo lavorando per assimilare i concetti del mister, simile a quelli di Zeman, dal punto di vista offensivo è ottimo per noi”.
Qual è il tuo ruolo secondo te? “Dal punto di vista tattico mi sento quasi unico, fino a quando il fisico reggeva sono stato una mezzala universale, segnavo e difendevo, poi sono diventato centrocampista centrale, il pensare di saper fare più ruoli è un qualcosa di positivo. Ci si mette a disposizione, le caratteristiche sono quelle”.
Alla fine della partita con il Tottenham sei andato e ti sei coccolato Ünder… “Sono protettivo con i più giovani, deve essere difficile cambiare città a un’età cosi giovane, se avessi cambiato squadra a quell’età avrei voluto che qualcuno si comportasse così, facendolo sentire tranquillo e parte del gruppo, è un giocatore importante, le amichevoli contano il giusto, ma lui si è subito fatto trovare pronto, siamo felici quando segna un giovane, sono andato ad abbracciare anche Tumminello, lo ha allenato anche mio padre e ci tengo particolarmente”.
Ünder è uno dei nuovi che ti ha fatto dire “ah però”… “Tutti i nuovi mi hanno lasciato ottime impressioni, alcuni già li conoscevo, Ünder non l’avevo mai sentito nominare, ma ci sta facendo capire perchè la Roma ci abbia creduto. Abbiamo perso giocatori importanti, anche a livello di leadership nello spogliatoio, ma ora sono stati rimpiazzati con gente brava e di personalità sia a livello di uomo che di giocatore”.
Sul calendario come ti approcci? “Mi interessa perchè voglio iniziare, le amichevoli hanno valenza minore, l’inizio non poteva essere migliore o peggiore a seconda del punto di vista, incontriamo squadre forti, alla seconda contro il nostro ex mister, porterà anche molti tifosi allo stadio”.
H “La speranza c’è sempre, sui 4 punti dello scorso anno ci si può lavorare, ma bisogna analizzarli, loro hanno un po’ tirato il freno, ma non ci deve interessare, quest’anno sarà ancora più difficile, ma dobbiamo lavorare per tirare su qualcosa di importante anche per i tifosi, poi quando saremo durante il campionato vedremo dove saremo”.