«Pronti? Via». Guida Kevin Strootman. Scene da un allenamento qualunque, con il termometro che scende e che sale senza logica in quest’estate pazza del Massachusetts. Di Francesco divide la squadra i due gruppi per la parte atletica. Uno viene condotto dal preparatore atletico Vizoco, l’altro appunto da Strootman. Che con tanto di cronometro in mano detta i tempi degli allunghi, del riposo, del ritmo. La Roma ha praticamente un allenatore in campo.
CAPITANO BIS – Insieme con Florenzi e Nainggolan costituirà il tridente dei capitani di riserva per Di Francesco. Forse anzi sarà il vero vice. «Io non mi sento un leader – tuona Strootman – se poi altri lo pensano mi fa piacere. Però io penso solo a dare il massimo per la squadra». Lo ha fatto già nell’ultima amichevole a New York contro il Tottenham: entrato all’inizio del secondo tempo, con la fascia al braccio visto che De Rossi era uscito, ha prodotto due arrembaggi che hanno portato ai gol di Ünder e Tumminello, decisivi per il risultato.
FEDELTA’ – Con l’allenatore ha stabilito subito un rapporto di fiducia reciproca. Per non parlare del feeling con il presidente Pallotta, di cui ha apprezzato la vicinanza nel lungo periodo di recupero dal triplo infortunio al ginocchio. Anche per una questione di riconoscenza ha deciso di rinnovare il contratto in scadenza nel 2018, spingendolo 4 anni più in là. Il resto è semplice amore: «Non è facile andare via da Roma, una città che non si può paragonare a nessun’altra. Sono rimasto per vincere qualcosa perché so quanto possa essere speciale. Dopo un anno in cui ero felice già perché non mi infortunavo, posso ricominciare a sentirmi un giocatore». I medici e i preparatori immaginavano che la prima stagione dopo le operazioni sarebbe stata buona. E’ andata meglio di ogni previsione. Ora il rodaggio è finito: il vero Strootman, forse, sarà ancora più bello.