I dubbi se ne sono già andati via, come le perplessità di qualcuno. Anche se poi, lui, di dubbi e perplessità non ne ha mai avuti neanche uno. Nonostante il suo passato alla Lazio (tre stagioni) e quelle promesse buttate lì a fine giugno («Un giorno mi piacerebbe tornare in biancoceleste, Roma mi è rimasta nel cuore»). A Roma Alexksandar Kolarov ci è tornato davvero, ma sull’altra sponda del Tevere. Quella giallorossa, sempre un po’ indigesta a digerire i giocatori con un passato in biancoceleste.
LA RIVALITÀ – «Non si può mettere d’accordo tutti nella vita – dice Kolarov da Siviglia, dove ieri è stato presentato ufficialmente – La Lazio è stata una parte importante del mio passato, che non voglio e non posso cancellare. Ma come ho dato il 100% lì e anche dopo al Manchester City, lo stesso farò per la Roma. E se mi capiterà di segnare al derby, esulterò». Ecco, alla parte della tifoseria romanista che ancora nutriva dubbi, forse sono bastate queste frasi qui come panacea morale. O, altrimenti, le prestazioni di Kolarov in questi primi 20 giorni alle dipendenze di Di Francesco. Prima il Tottenham, poi la Juventus ed infine il Siviglia, giovedì sera. Tre gare in crescendo, con il terzino serbo sempre tra i migliori. «La partita con il Siviglia è la sintesi migliore di ciò che Alex potrà dare a questa squadra – dice il d.s. giallorosso Monchi – Agilità, forza, rendimento e qualità». Ecco, tutte cose che Kolarov ha già messo ben in mostra e che nella Roma gli hanno permesso subito di diventare un giocatore importante.
IL FEELING – Così tanto che a lui si affidano anche compagni «pesanti» per confrontarsi o chiedere consigli. È successo a De Rossi giovedì sera a Siviglia, per esempio, ma era successo anche prima ad altri. Del resto, il suo curriculum internazionale parla chiaro. E quando hai quel pedigrée, non puoi che essere uno dei big. «Mi sono trovato subito bene, con i compagni c’è stato subito un bel feeling – dice ancora lui – Quando Monchi mi ha cercato per propormi questa opportunità abbiamo trovato l’accordo in 5 minuti. Sono felice di essere qui, non vediamo l’ora di iniziare». Già, domani altra amichevole a Vigo (contro il Celta), poi la doppia con Atalanta (fuori) e Inter (casa), due sfide in cui Kolarov dovrà aiutare la Roma a partire subito con il piede sull’acceleratore.
LA STAGIONE – Anche perché a sinistra sarà costretto a giocare sempre o giù di lì, visto l’infortunio di Emerson. Certo, quando servirà di rifiatare magari Di Francesco gli darà il cambio con Moreno o Juan Jesus, ma in generale l’impressione è che il serbo finirà con il saltare poche gare. Davvero poche. «La scorsa stagione ho giocato molte partite da difensore centrale e poche da terzino – chiude Kolarov – Cerco sempre di migliorarmi e credo che possa dare un contributo importante in entrambi i ruoli. Mi sento maturo per qualsiasi cosa, la stagione sarà lunga». E con quel piede lì, è già diventato uno dei giocatori deputati ai calci da fermo: punizioni dirette o indirette, Kolarov è sempre lì. Come in campo, dove uscirà di rado.