«Perché devo cambiare? Chi devo far contento?». Domande dell’allenatore della Roma, Eusebio Di Francesco. Domanda retorica: risposta scontata, no, non c’è nulla da cambiare. In effetti, perché dovrebbe: il progetto tecnico era e per ora resta quello che ha in testa l’allenatore. La Roma comincia mettendo in campo le idee dell’allenatore scelto per il dopo Spalletti, al di là se la rosa è ancora in divenire e quelle idee devono ancora essere metabolizzate al cento per cento, questo almeno ci hanno detto le ultime due amichevoli giocate in Spagna. In attesa dei miglioramenti dettati dal mercato e dal recupero di certi calciatori (Karsdorp, Emerson e Florenzi), è la forza delle idee a dover riportare la squadra a lottare per quello scudetto, sognato e inseguito in questi anni ma mai ottenuto e che ora sembra finito di nuovo lontano dai radar. L’ultimo titolo è datato 2001, c’era papa Wojtyla e Di Francesco giocava nella Roma di Totti e Batistuta e quel tricolore lo ha vinto anche lui e ancora oggi è un dolce ricordo e una (terribile) ossessione (cit Spalletti). Eusebio conosce la città, le sue pressioni e le sue ambizioni. Conosce e sa digerire le critiche, ma non dategli dell’integralista, perché diventa nero, più di quanto non lo sia stato dopo quella triste mezz’ora di Vigo, della quale si è preso tutta la responsabilità, anche esagerando. Da lì ha cominciato a serpeggiare un certo scetticismo e questo va combattuto sì con le idee ma anche, e soprattutto, con i risultati. Si comincia e arrivano le partite vere, quale migliore occasione.
RIPARTIRE DAGLI ERRORI – Quella di Vigo non era la Roma, o meglio, quella non dovrà essere la Roma che oggi farà il suo esordio sul campo dell’Atalanta, rivelazione dello scorso campionato. La Roma che vedremo nel tardo pomeriggio non sarà nemmeno la stessa che ripartirà dopo la sosta, perché il mercato sarà ultimato e la rosa completata. Di Francesco per adesso è solo con le sue idee e davanti ci sono due partite da vivere tutte di un fiato, oggi con l’Atalanta e sabato sera con l’Inter di Spalletti che da queste parti ha lasciato vedove e nemici. «Non posso mettere in pratica le idee di uno che sta seduto da un’altra parte, io ho le mie», ha riferito ieri il tecnico della Roma, sufficientemente stizzito. Di Francesco non è Zeman, non è Spalletti, non è un integralista, nel senso negativo del termine. Cambiare dopo Vigo non ha senso, almeno non ce l’ha ora. E’ la prima di campionato, la Roma parte per come ha studiato, in attesa di verifiche che, magari un giorno, la porteranno a modificarsi. Non ora. Quindi sarà 4-3-3. Un modulo che dovrà essere dinamico. La Roma deve partire con il piede giusto, con una bella prestazione e con un successo, per arrivare alla sfida di sabato con l’Inter che, come atmosfera, ricorda il primo impatto del Capello juventino all’Olimpico ormai tredici anni fa. Di Francesco sa che la Roma ha bisogno di migliorare e le vittoria accompagnano in maniera dolce il lavoro. «Voglio partire forte facendo un’ottima prestazione a Bergamo. In Spagna i risultati sono venuti meno e la prestazione è mancata. Sono convinto che avremo grande determinazione e affronteremo una squadra forte. Dovremo migliorarci giorno dopo giorno, ma per ora non c’è motivo di cambiare. Non sono un integralista, penso solo di saper usare la testa». La vera Roma, insomma, quando la vedremo? Per ora siamo alla scoperta di una sorpresa. Oggi, essendo ancora una squadra in costruzione, è difficile decifrarne qualità, pregi e difetti. «La vera Roma spero arrivi il prima possibile, stiamo lavorando sulle due fasi. Dobbiamo trovare gli equilibri, dobbiamo esaltare insieme un sistema di gioco. Il pensiero per quello che ho visto in questi giorni è positivo togliendo i maledetti 30 minuti di Vigo. Chi mi ha sorpreso fino a ora? Per me conta la squadra non i singoli, ma se devo fare un nome su tutti dico Nainggolan: ha potenzialità incredibili, può fare cose eccezionali. E deve ancora migliorare».
IL MERCATO DEGLI SCIOCCHI – Il miglioramento è nel gioco e nei calciatori. Quelli che ha a disposizione, Di Francesco non li butta al mare, ma sa perfettamente che la rosa abbia bisogno di essere ampliata. In difesa e in attacco. «Al di là del ruolo sono contento di allenare questi calciatori, mi aspetto delle grandi prestazioni dai miei difensori e da tutta la squadra. Il mercato è aperto ancora per una decina di giorni e può succedere di tutto, non voglio parlare di un centrale o di un altro ruolo. Voglio avere un pensiero positivo e sono contento di avere questi calciatori a disposizione. Non siamo sciocchi e faremo le nostre valutazioni».