I piedi di Francesco Totti: tutti sanno quello che hanno fatto e che ancora possono fare, anche se in campo non scendono più. Ma le mani? Quelle sono un’incognita assoluta e stasera tocca a loro — dopo aver ricevuto un premio speciale alla carriera — estrarre le avversarie di Juventus, Roma e Napoli dall’urna di Montecarlo, più che mai spezzata in due nelle quattro fasce, con grande squilibrio tra i potenziali avversari. La Juve di Allegri è in prima fascia, quella dei campioni in carica, ma rischia un girone di ferro con una tra Barcellona e il Psg di Neymar — le più toste della seconda fascia — e una tra Tottenham e Liverpool — le big della fascia tre. Ancora più da brividi il sorteggio per il debuttante Di Francesco e per Maurizio Sarri: l’obiettivo per loro è evitare una doppietta da incubo come Real-Psg o Bayern-Barcellona, per non rischiare di reggere il moccolo alle grandi d’Europa. Il rischio sulla carta c’è, ma è il bello dei sorteggi. Soprattutto se ti vanno bene. Perché le squadre alla portata non mancano, anche se certo non abbondano, in una delle Champions potenzialmente più affascinanti degli ultimi anni: Benfica, Spartak e Shakhtar in prima fascia, Siviglia e Porto in seconda, Besiktas, Olympiacos e Anderlecht in terza, sono l’altra faccia di un sorteggio che finisce per condizionare anche il campionato: Juventus-Napoli arriva a inizio dicembre, nel fine settimana che precede l’ultima sfida del girone europeo. Arrivarci già con il pass per gli ottavi non sarà facile.
TORNANO MOU E CONTE – La caccia al Real Madrid bi-campeon in carica comincia ufficialmente oggi, con il mercato aperto che può ancora cambiare alcuni equilibri tra le grandi d’Europa. E finirà a Kiev il 26 maggio, con vista sul Mondiale di Russia che scatta il 14 giugno. L’Europa dopo quattro anni ritrova 3 squadre italiane, in attesa della riforma che ne porterà 4 tra un anno. Ma riabbraccia anche José Mourinho, rientrato dalla porta dell’Europa League (come vincitore del trofeo) col suo Manchester United: le inglesi sono 5 e dopo anni di difficoltà si presentano agguerrite, come può esserlo Pep Guardiola col suo City, incapace di lasciare il segno al primo anno. Torna anche il Chelsea, con Antonio Conte già messo in discussione da Abramovich: i tabloid rilanciano i nomi di Luis Enrique e Tuchel e di sicuro la campagna d’Europa potrà essere una discriminante in più per Conte, che torna in Champions quattro anni dopo la beffa di Istanbul, sponda Galatasaray, subita con la Juve. Calano, al momento, le azioni del Barcellona lacerato al suo interno dalla partenza di Neymar: proprio il Psg, che sotto la gestione qatariota non è arrivato mai oltre i quarti, è la squadra forse più attesa al grande salto. Anche se potrebbe perdere uno dei suoi pezzi grossi, l’argentino Di Maria, vicino al Barcellona.
LA CORSA DI DYBALA – Ronaldo e Messi, noblesse oblige , sono ancora i campioni di riferimento della Champions, non fosse altro perché ne hanno vinte 7 delle ultime 10. Oggi i due fenomeni sfidano Buffon per il premio Fifa di «giocatore dell’anno». Cristiano debutterà prima in Europa che nella Liga per le 5 giornate di squalifica confermate ieri. «Di ingiustizia in ingiustizia, non mi abbatteranno mai. E come sempre tornerò più forte» ha scritto ieri il portoghese. Il centravanti dello United, Lukaku, ha commentato sotto la frase di CR7: «Amico, Messi è meglio». Perché per il ricambio generazionale — e soprattutto per togliere la Coppa ai due fenomeni — servono anche un po’ di irriverenza e di sfrontatezza. Oltre a tanta classe. Quella di Neymar, del francesino Mbappé sorpresa dell’ultima edizione, ma pure quella di Paulo Dybala, anche lui chiamato a una «stagione straordinaria in Italia ma soprattutto in Europa», come gli ha pubblicamente chiesto Allegri. «Cardiff è una spina nel fianco e solo una vittoria potrà farmi cancellare quella notte» ha detto l’argentino nei giorni scorsi al NY Times . La Juventus riparte con questo tarlo, la maledizione delle finali perse da cancellare: non a caso per spezzare il tormentone di Cardiff (e del suo movimentato intervallo) la parola chiave che ha utilizzato l’allenatore della Juve è stata solo una: «Kiev». La mappa la disegna Totti. Ma la strada è tutta nei piedi di Higuain, Dzeko e Insigne. La lunghezza del viaggio dipende da loro.