L’ex laziale brizzolato ora mette d’accordo tutti. Tre gol (e un palo) nelle prime quattro partite ufficiali di questa stagione hanno fatto dimenticare i trascorsi in biancoceleste di Kolarov, la cui carta d’identità recita 31 anni, ma – a parte qualche capello bianco – sembra piuttosto ringiovanito in campo. E in 360 minuti ha spazzato via ogni dubbio. Lo scorso anno tra Manchester City e Serbia aveva fatto centro una volta sola, in Premier League, a dicembre nel ko col Leicester. Ha già triplicato il bottino, risultando subito decisivo con la Roma: ha rotto il ghiaccio a Bergamo, nell’ostico debutto in Serie A, si è preso una pausa alla seconda giornata contro l’Inter, esclusivamente perché il legno della porta si è messo di traverso nella serata sfortunatissima dei giallorossi. Ma il feeling col gol l’ha ritrovato presto, in Nazionale: una rete e un assist contro la Moldavia, 1-0 determinante martedì con l’Irlanda. Era da marzo 2016 che non riusciva a segnare per il suo paese, lo ha fatto due volte di fila nella prima sosta da difensore giallorosso. Anche se, forse, sarebbe più corretto definirlo regista esterno col vizio del gol, bomber aggiunto di una squadra che sta cercando la sua identità tattica. Una certezza Di Francesco ce l’ha: Kolarov è l’uomo in più della Roma. Preso per 5 milioni di euro dal City, con l’obiettivo di incrementare personalità ed esperienza della rosa, è diventato un imprescindibile. Ieri si è riaffacciato a Trigoria per una sgambata, un allenamento soft per recuperare le energie in vista del tour de force da compiere nelle prossime tre settimane tra campionato e Champions League.
La condizione fisica di Aleksandar è ottimale e Palmieri può recuperare con calma: più che una «toppa», infatti, a sinistra Monchi ha trovato un titolarissimo. «Manca poco», ha scritto ieri Emerson, sottintendendo al rientro in campo, ma al di là del tempo (circa due mesi) che impiegherà per rimettersi a disposizione dovrà faticare parecchio per riconquistare la maglia perduta. Esploso con Spalletti, il brasiliano deve confermarsi con Di Francesco, Kolarov permettendo. Il serbo ad oggi incide quanto Dzeko, che però l’attaccante lo fa di mestiere: anche Edin è a quota 3 reti in 4 gare ufficiali, una contro l’Inter e una doppietta con la Bosnia. Ma dai piedi del terzino-bomber sono passati ben 185 palloni nelle due sfide di campionato, più di tutti i suoi compagni, Dzeko compreso. Entrambi hanno cercato la porta due volte, come nessun altro ha fatto finora (una media al ribasso rispetto agli altri club di A: la Roma tira poco in generale). Gli insulti scritti sui muri della città, per le vie del centro storico, sono stati lavati via dall’innegabile qualità dell’ex Lazio, che adesso sul web strappa solo complimenti: il video della discesa sulla fascia sinistra con siluro a seguire contro l’Irlanda ha già fatto il giro del mondo. E Monchi se la ride sotto i baffi: un grande acquisto a piccolo costo fa felice la Roma, dal campo alle casse del club. Di Francesco dovrà preoccuparsi di gestire il trentunenne (quasi 32, a novembre) anche se non ha al momento un sostituto di ruolo: Moreno e Jesus possono giocare da quella parte all’occorrenza. Per ora Kolarov dovrebbe stringere i denti e fare doppietta di presenze tra Sampdoria e Atletico Madrid. De Rossi, che ieri si è allenato col serbo a ritmi blandi (oggi rientrano i sudamericani), dovrebbe invece rifiatare sabato per tornare capitano in Champions: si scalda Gonalons. Peres e Karsdorp si sono allenati in gruppo, il primo si candida per risolvere l’emergenza a destra, mentre il secondo andrà al massimo in panchina.