Tite ti ha chiesto di parlare con i dirigenti della Roma per giocare di più?
“Il dialogo c’è stato molto naturalmente. Visto che non giocavo molto, Tite mi ha consigliato di parlare con la Roma per avere più spazio, più ritmo di gioco e giocare quindi al massimo. Ho parlato con Monchi e tutti si è sistemato. È stato un bel dialogo sulle aspettative che il club aveva su di me per questa stagione”.
Se fossi rimasto una riserva, avresti lasciato Roma per rimanere nella nazionale brasiliana? “Non era la mia preferenza andare via da Roma, ma se non avessi avuto così tanto spazio avrei pensato di andare via. È l’anno più importante della mia carriera. Ora devo pensare a me stesso e ai miei obiettivi. Ora dipende solo dalle mia prestazioni, ora posso mostrare il mio calcio giocando titolare”.
Perché hai giocato così poco la scorsa stagione? “Era una scelta del vecchio allenatore. Sono un ragazzo tranquillo e non mi piace parlare. Non mi sentivo a mio agio a parlare con lui. Ha scelto di avere due grandi portieri in squadra e di farmi giocare nelle coppe. Ha usato la meritocrazia perché Szczęsny aveva giocato molto bene nella stagione precedente. È stato un anno in cui ho imparato molto, un anno di pazienza”.
Come hai visto il tuo non essere titolare? “Non si può piacere a tutti. Con più opportunità nel club, le persone conosceranno meglio le mie qualità. L’opinione non scende in campo. Devo continuare a fare bene. Anche giocando poco ho offerto buone prestazioni. I numeri difensivi della nazionale brasiliana lo dimostrano. Farò il mio meglio per continuare con la maglia numero 1”.
È diverso il lavoro del portiere tra Brasile e Italia? “In Brasile ci concentriamo sull’esplosività e la forza, siamo portieri veloci. In Italia facciamo più allenamento tecnico e di posizionamento. Devo solo unire le due scuole per migliorare”.